24. Agnus Dei

XXIII – AGNUS DEI

Dopo aver compiuto questa mescolanza del Corpo col Sangue, il sacerdote s’inchina dinanzi al Santissimo Sacramento e, congiungendo le mani, ricorda la parola di san Giovanni Battista dicendo: Agnus Dei, qui tollis peccata mundi: miserere nobis. Niente di più pertinente di queste parole. La Chiesa, infatti, va ricercando ovunque le cose più belle e adeguate per formare con esse, nell’augusto Sacrificio, un tutt’uno perfetto ed armonico. Prende dagli Angeli il sublime cantico ch’essi in cielo fan risuonar incessantemente, ed esclama: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dominus Deus Sabaoth. Poi aggiunge il grido dei fanciulli Ebrei: Benedictus qui venit in nomine Domini. Ora dice col Precursore: Agnus Dei, poiché realmente in questo momento Nostro Signore è l’Agnello immolato. La Chiesa dunque supplica per due volte questo divino Agnello, che ha preso su di sé i nostri peccati, d’aver pietà di noi: miserere nobis. La terza volta aggiunge: Dona nobis pacem, perché l’Eucaristia, come abbiamo già detto, è il Sacramento della pace, per il quale tutti i fedeli si trovano riuniti.
Nelle Messe dei defunti, invece di miserere nobis, si dice: dona eis requiem, e la terza volta si aggiunge sempiternam, per esprimere chiaramente il carattere di quanto chiediamo per le anime dei fedeli trapassati: non domandiamo per esse l’unione nella pace, ma il riposo nella pace eterna.

Lascia una risposta