di Federico Catani
Tutto è pronto per il IV Pellegrinaggio a Roma del Popolo Summorum Pontificum, ovvero di tutti quei fedeli che sono legati alla liturgia tradizionale della Chiesa, in vigore sino alla riforma del Messale Romano avvenuta nel 1969 e pienamente “riabilitata” da Papa Benedetto XVI con il motu proprio Summorum Pontificum del 7 luglio 2007. A chi pensasse che la questione riguardi un manipolo di anziani nostalgici, di nobili decaduti con manie estetizzanti o di estremisti “catto-nazisti”, bisogna subito fugare ogni dubbio: il “popolo Summorum Pontficum” è fatto da cattolici normali, provenienti da tutto il mondo, da uomini, donne, famiglie e giovani – tanti giovani, perché la cosiddetta “messa in latino” riscuote molto successo tra le nuove generazioni – che vivono in questo mondo e nella Chiesa guidata da Papa Francesco. E che, come tanti cattolici appartenenti a gruppi e movimenti ecclesiali, decidono, una volta l’anno, di andare a pregare sulla tomba dell’apostolo Pietro.
Dal 22 al 25 ottobre la Città Eterna vedrà tanta gente riunirsi attorno alla stessa liturgia dei nostri padri, dei nostri nonni e di tutte quelle immense schiere di santi che ad essa hanno attinto per santificarsi e costruire un mondo fondato sui principi del Vangelo. Gli organizzatori hanno annunciato che le preghiere dei partecipanti quest’anno si eleveranno in particolare verso la Santa Famiglia di Nazareth per il successo del Sinodo sulla famiglia, che si chiuderà proprio in concomitanza con il pellegrinaggio.
In questa edizione è da segnalare in particolare la presenza dell’arcivescovo di Ferrara-Comacchio mons. Luigi Negri, uno dei vescovi attualmente più combattivi nel difendere la verità cattolica integrale, anche sulla famiglia, tanto messa in discussione da certi pastori d’anime. Mons. Negri interverrà in quello che è l’evento centrale di tutto il pellegrinaggio: infatti terrà l’omelia durante la Messa pontificale – celebrata dal vescovo emerito di San Luis (Argentina) Juan Rodolfo Laise – sabato 24 nella Basilica di San Pietro. Mons. Laise è un altro vescovo coraggioso. Nel 1996, la Conferenza Episcopale argentina decise di introdurre la prassi della Comunione in mano. Mons. Laise si oppose e volle mantenere la prassi tradizionale nella sua diocesi. Accusato di rompere la collegialità episcopale, in realtà ottenne da Roma la conferma che la sua fedeltà alla norma vigente (ovvero la comunione in ginocchio e sulla lingua) prevaleva sull’allineamento alle direttive dei suoi confratelli vescovi. A tal proposito, nel pomeriggio del 24 ottobre presso l’auditorium dell’Augustinianum, il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum (la sezione italiana del pellegrinaggio), presenterà il suo nuovo libro sulla Comunione in mano, in uscita presso le edizioni Cantagalli.
A prestare servizio liturgico in gran parte delle funzioni sarà la Schola Sainte Cécile, coro dei fedeli della parrocchia Saint-Eugène di Parigi, dove dal 1985 la Messa tradizionale si è affiancata a quella moderna. In un’intervista a Paix Liturgique il direttore del coro Henri Adam de Villiers ha detto che nelle celebrazioni darà un «posto d’onore al canto gregoriano». Per quanto riguarda la polifonia, invece, si approfitterà delle tribune presenti nelle chiese romane «per cantare a più cori, secondo l’antica tecnica detta “dei cori spezzati”. I coristi sono disposti in varie tribune e si rispondono, a volte in modo molto dinamico, dando vita a degli effetti acustici meravigliosi. Questo uso dei “cori spezzati” era molto diffuso a Roma dal Rinascimento alla fine del XVIII secolo». «Noi abbiamo la gioia di riproporre le opere del grande repertorio occidentale di musica sacra nel quadro esatto per il quale esse vennero composte, in chiesa e per la liturgia, mentre in genere esse non vengono quasi più eseguite che in occasione di concerti – ha dichiarato -. Riportate al loro scopo originario, la gloria di Dio, esse riacquistano tutto il loro significato, che invece viene loro tragicamente amputato in occasione delle esecuzioni in quadri lontani da quello liturgico». E sulla liturgia tradizionale ha aggiunto che «è esigente: la strada da seguire è piuttosto precisa e la soggettività personale passa senz’altro in secondo piano, perché è necessario rispettare i dettami di una tradizione multisecolare di musica sacra. La liturgia tradizionale è esigente, ma alla fine diventa essa stessa una scuola di eccellenza che ci trascina verso l’alto e che ci fa dare il meglio di noi stessi. Ecco perché questa liturgia ha generato nel corso della Storia tante meraviglie in campo artistico, nella musica, certamente, ma anche negli altri campi e in particolare in architettura con le bellissime testimonianze di cui la città di Roma è così ricca». D’altra parte, ha concluso il direttore, «Dio è il Sommo Bene e la Bellezza Somma e la liturgia non è che un assaggio della sua gloria, un’epifania, il Cielo sulla terra! Di fronte a questo, non si può dunque offrire la mediocrità».
Il programma dettagliato dell’intero pellegrinaggio è consultabile sul sito www.unacumpapanostro.com. In sintesi, si inizierà giovedì 22 nella Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini (che è la parrocchia romana dedicata esclusivamente al rito cattolico tradizionale), con i Vespri pontificali celebrati da Mons. Laise. Il giorno seguente, al mattino, presso la Chiesa Nuova (Santa Maria in Vallicella) si reciterà il Rosario e si pregherà San Filippo Neri. Poi, all’Angelicum, vi sarà un incontro per sacerdoti sull’attualità del tomismo nella formazione sacerdotale, con il padre domenicano Serge-Marie Bonino. Nel pomeriggio, invece, al Palatino si terrà la Via Crucis. A seguire, nella chiesa di Santa Maria in Campitelli, la Messa pontificale celebrata da Monsignor Guido Pozzo, arcivescovo titolare di Bagnoregio, segretario della Commissione Ecclesia Dei. Il 24 ottobre, al mattino, nella basilica di San Lorenzo in Damaso vi sarà l’Adorazione eucaristica presieduta da don Marino Neri, segretario dell’Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum. A seguire, la Processione solenne verso la Basilica di San Pietro, dove, come già detto, vi sarà la Messa pontificale. Domenica 25, infine, nella Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, Messa celebrata dal benedettino dom Jean Pateau, abate di Fontgombault. Nell’occasione, la musica sarà affidata al coro Cantus Magnus.
Tra le realtà che prenderanno parte al pellegrinaggio vi saranno la Federazione Internazionale Una Voce e l’associazione Madonna di Fatima, che porterà la statua della Beata Vergine apparsa ai tre pastorelli quasi cento anni fa. Gesto importante, perché i buoni cattolici confidano in quella fatidica promessa: “Alla fine, il mio Cuore immacolato trionferà”.
(La Croce quotidiano, 20 ottobre 2015)