Conferenza Stampa del Coetus Internationalis Summorum Pontificum
Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, Roma, 26 giugno 2013
Intervento di don Claude Barthe, cappellano del Pellegrinaggio
(contatto: barthe.cisp@mail.com)
Con questa seconda edizione del Pellegrinaggio Summorum Pontificum, i pellegrini legati alla forma straordinaria del rito romano sono invitati a chiudere l’Anno della Fede così come l’hanno cominciato, ovverosia venendo a Roma per esprimere la loro adesione alla Missione della Chiesa e il loro desiderio di parteciparvi maggiormente. Lo faranno attraverso diverse cerimonie e atti di devozione che culmineranno sabato 26 ottobre con una processione verso San Pietro per la Santa Messa celebrata, alle ore 11, nella Basilica Vaticana.
La chiusura del Pellegrinaggio si farà invece la domenica 27 ottobre, solennità di Cristo Re nell’Ordo tradizionale, con una Santa Messa celebrata da S. Ecc.za Mons. Rifan, Ordinario dell’Amministrazione apostolica di Campos (Brasile), un vescovo dalla fine del mondo. Questo momento sarà per tutto il popolo Summorum Pontificum non solo la conclusione del Pellegrinaggio e dell’Annus Fidei ma soprattutto un inizio, una nuova partenza per la missione.
La perennemente giovane e fervente liturgia tradizionale, che dilaga serenamente in quasi tutto il mondo cattolico, offre il suo particolarissimo soffio spirituale all’opera della Nuova evangelizzazione. Molto attraente per i giovani cattolici che la scoprono, a causa della sua potente forza d’identità e d’espressione del sacro, è, di fatto, uno degli elementi portanti della Nuova evangelizzazione. D’altronde rappresenta intrinsecamente, come provato dai fatti, un mezzo privilegiato di catechesi sulla presenza reale di Cristo, il significato del sacerdozio, e il valore del sacrificio eucaristico.
In sé, tutti i pellegrinaggi ad Petri sedem, presso la tomba di Pietro, sono pellegrinaggi attorno al vescovo di Roma e intendono essere una testimonianza di affetto filiale nei confronti del successore di Pietro. Nello specifico, devo dire che l’affetto mi pare reciproco: sappiamo che Papa Francesco ha grande interesse per tutto ciò che può rinnovare e ringiovanire il volto della Chiesa e sembra che questo Papa venuto da lontano abbia compreso con un’intelligenza molto intuitiva quali fossero le forze vive del cattolicesimo nella nostra attempata cattolicità europea.
Penso, per esempio, alla recentissima nomina a Liegi, nel Belgio, di un vescovo legato alla comunità di Sant’Egidio, dunque presunto moderno ma che, come sacerdote, ha beneficiato e fatto beneficiare del Motu Proprio Summorum Pontificum. Tale scelta dimostra la grande libertà di pensiero di Papa Francesco: ormai ciò che conta è la rinascita dell’apostolato, senza vincoli ideologici. Papa Francesco vive naturalmente, per quanto lo riguarda, ciò che il suo predecessore Benedetto XVI insegnava ai vescovi francesi a Lourdes nel 2008: “Nessuno è di troppo nella Chiesa.”
L’anno scorso, il Cardinale Cañizares, nella sua omelia in occasione della messa a San Pietro, aveva insistito sulla fecondità della forma straordinaria in vocazioni sacerdotali e religiose. E’ chiaro che gli istituti, le associazioni, i seminari, le scuole, lo scautismo legati alla forma straordinaria, hanno uno spazio di rilievo nell’ambito di ciò che si suole chiamare il “nuovo cattolicesimo”. Di fatto, esso è caratterizzato dal suo slancio missionario, dalle sue comunità nate dal Concilio, dalle sue opere per la gioventù e dalle sue famiglie, spesso numerose. Non dimentichiamo inoltre che in vari paesi, in un contesto di estrema penuria di vocazioni, una parte crescente dei seminaristi sia vocata alla forma straordinaria (in Francia, il 15% delle ordinazioni sono per la forma straordinaria), ciò fornisce un’indicazione chiara sulla futura fisionomia del clero.
Per il resto, gli steccati stanno cadendo. In virtù del numero dei preti diocesani che hanno trovato frutto e gioia nel celebrare anche la messa nella forma straordinaria, del numero di seminaristi diocesani che imparano a celebrare questa forma, del numero di fedeli che vogliono anche poterne beneficiare nelle loro parrocchie, i contatti e gli scambi intracattolici sono all’ordine del giorno. L’Anno della Fede passa dunque anche attraverso il Pellegrinaggio Summorum Pontificum.
Tutte le associazioni, tutte le comunità diocesane ed Ecclesia Dei sono le benvenute, ma perché il Pellegrinaggio sia veramente di tutti, e soprattutto non una sfilata di associazioni, sono le persone ad essere invitate: i cattolici delle parrocchie, delle diocesi, delle comunità, i fedeli, i preti, i religiosi, i seminaristi, qualunque sia la loro appartenenza, che rappresenteranno questo popolo Summorum Pontificum al quale intendiamo dare voce.
Tutti. Senza alcuna eccezione. Proprio come l’anno scorso ritroveremo in San Pietro anche dei fedeli vicini alla Fraternità San Pio X. Roma è per eccellenza il luogo dell’unità: la messa tradizionale, liberamente e pacificamente celebrata (*) è a questo riguardo un potente motore di unità interna del cattolicesimo.
(*) “L’uso del messale del 1962 è normale” aveva detto il Prefetto per la Congregazione per il Culto divino l’anno scorso.