La Messa cattolica: sacrificio e non cena

«Fino a Lutero non vi è mai stato dubbio: l’Eucaristia è sacrificio e ad esso vi è una partecipazione conviviale, da intendersi sempre come sacro convito. Quindi, nella Tradizione della Chiesa, la Messa è stata sempre soprattutto sacrificio e poi anche convito. Lutero, invece, che riteneva che la nozione di Messa come sacrificio mettesse in pericolo l’unicità salvifica del sacrificio della croce, negò il carattere sacrificale dell’Eucaristia in favore del solo aspetto conviviale. È da questo momento in poi che si sviluppa l’idea di costruire gli altari a forma di mense e di far celebrare il sacerdote verso il popolo e in lingua volgare: per Lutero la Messa deve essere un incontro fraterno. La Chiesa cattolica si è opposta strenuamente a queste idee fino al post-concilio. Il Vaticano II non ha parlato in nessun testo di costruire nuovi altari, di staccarli dalla parete, di farli a forma di tavola e di celebrare verso il popolo. Nel post-concilio si è diffusa questa tendenza in seguito alla normativa che è stata via via stabilita, e moltissimi altari sono oggi a forma di tavola e li si chiama spesso “mensa” anche nei testi ufficiali. Non solo a causa di ciò, ma anche grazie a questo, si registra un forte calo di comprensione del fatto che la liturgia eucaristica è soprattutto il sacrificio di Cristo e poi anche una mensa conviviale, un banchetto fraterno in cui ci alimentiamo al suo corpo e sangue».

Mons. Mauro Gagliardi, “Liturgia fonte di vita. Prospettive teologiche”, pp. 137-138.

dal sito papalepapale.com

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