L’Abbè Barthe dopo il pellegrinaggio a Roma

Al termine di questa messa trionfale, abbiamo posto qualche domanda a don Claude Barthe, cappellano e, si può dire, principale artefice – certamente insieme a molti altri, come egli stesso tiene a sottolineare – di questo ritorno visibile della liturgia tradizionale al cuore e nel coro di San Pietro.

Don Barthe, alla messa c’erano da due a tremila persone, un bel successo!

– Sì, ma con un rimpianto: moltissime persone volevano assistere e sono state fermate dalle barriere che impedivano ai turisti di accedere all’altare della Cattedra in San Pietro. È un vero peccato: queste persone sono rimaste sempre dietro le barriere. Si può veramente dire che c’era una folla immensa. E molti sacerdoti, evidentemente.

– Era la prima volta che si celebrava la liturgia tradizionale in San Pietro, dopo le innovazioni che hanno fatto seguito al Concilio Vaticano II?

– No, la prima volta è stata nella cappella del Ss.mo Sacramento; una seconda volta, l’anno scorso in maggio, il card, Brandmueller l’ha celebrata all’altare della Cattedra a conclusione del terzo convegno Summorum Pontificum. Questa volta, era il Prefetto del Culto Divino a celebrare. È molto importante, poiché si tratta del ministro della liturgia del Papa, ed è molto importante che, come avete visto, fosse presente in coro mons. Di Noia, vice-presidente della Commissione Ecclesia Dei, circondato da tutta la commissione.

– È, finalmente, un ritorno trionfale della messa tradizionale. Oggi, col senno di poi, possiamo dire che particolarmente la Francia è stata fautrice della conservazione di questa liturgia che alcuni credevano condannata all’estinzione?

– Sì, credo che lo sia stata. Ne siete particolarmente consapevoli voi di Présent, che è l’organo di Jean Madiran. Se c’è chi ha fatto qualcosa affinché questa messa fosse conservata nonostante l’apparente proibizione, sono stati senz’altro la Francia e i francesi come lui.

– Più dell’Italia?

– Certamente più dell’Italia. Che adesso, però, la segue. Ed altri ancora, come si è potuto constatare proprio in occasione di questa celebrazione. L’America era presente, molto numerosa, c’erano molti anglosassoni, specialmente durante la cerimonia, tra i seminaristi. Gli italiani erano molto numerosi, con molti giovani, e questa è una novità.

– È l’effetto “Motu Proprio”?

– Incontestabilmente. E, oggi, è un messaggio di speranza. Ciò che il cardinal Canizares ha detto ad Andrea Tornielli: È normale che io celebri questa messa, si può dire che sia una tappa. Si passa dalla “messa straordinaria” a una messa normale. Ma c’e ancora molta strada da fare, certamente!

– Ho visto, alla messa, tanti seminaristi molto giovani.

– Si, e anche tra il popolo, quelli che non hanno osato venire in coro: hanno assistito alla messa, provenendo dalle università romane o dai seminari italiani. Non vengono specificamente formati per la messa “straordinaria”, ma vi trovano un grande conforto spirituale, un senso del sacro, una teologia del sacrificio che non trovano altrove.

– Si conoscono le difficoltà che vi sono tuttora con la Fraternità San Pio X, che sostiene che se la messa è tornata, il concilio è rimasto. Ma sappiamo anche che Lex orandi, lex credendi. Come conciliare tutto ciò?

– Avete sentito la conclusione dell’omelia del cardinale. Ha utilizzato un argomento che gli è caro: anche il rito tradizionale è illuminato dal Concilio, dalla Sacrosanctum Concilium. Dunque, come dite, Lex orandi, lex credendi. Si è creduto a lungo che l’espressione del concilio – ed era vero! – fosse la nuova messa. Ma oggi si può dire che la messa tradizionale è anch’essa un modo di leggere il Concilio. E, direbbe Jean Madiran, di “filtrarlo”.

– Il fatto che il messaggio del Papa fosse firmato dal Card. Bertone gli attribuisce un peso particolare?

– È stato fatto quanto di meglio fosse possibile per messaggi di questo tipo: firma il cardinale e non un sostituto. E avrete notato che il messaggio era in francese. Il testo originale era in francese, e anche questo è un segno.

– Le sfumature che si notano con riferimento alla messa ordinaria vanno attribuite al Papa o al Cardinal Bertone?

– È impossibile dirlo.

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Intervista raccolta da Jeanne Smits e Olivier Figueras

Fonte: Présent, n° 7726 di Sabato 10 novembre 2012

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