La Chiesa cattolica questo sabato ricorda la memoria del santo Curato d’Ars, patrono dei parroci e dei sacerdoti. Ne parliamo con Monsignor Nicola Bux, teologo apprezzato dal Papa e noto liturgista. Monsignor Bux, che dire del Curato d’Ars? “col suo zelo, con la sua opera appassionata e fedele ha reso grande e ricca di penitenti una parrocchia sulla carta isolata e insignificante di campagna”. Merito suo: “certo, quel santo prete ha dimostrato con i fatti, che cosa deve fare il sacerdote, che cosa i fedeli chiedono da un ministro di Dio e sarebbe opportuno oggi più che mai ricordare una cosa”. Prego: “il sacerdote è colui il quale media tra l’uomo e la divinità, anzi è ordinato sacramentalmente per questo, non per altro. Oggi, al contrario, è spesso in voga una visione diversa del prete, che trascende nella idea sociologica della missione, il prete che si trasforma in esponente sindacale, in rappresentante politico, oppure in colui che vive per la legalità. …
… Il fedele, al prete, non chiede questo e forse non lo vuole nemmeno. Il sacerdote è colui il quale nel silenzio, nella obbedienza, predica la Parola e amministra i sacramenti”.
Il Santo Curato d’Ars appunto faceva questo:
“e il successo pastorale lo conferma. Lui fu il prototipo del confessore e del prete, la gente voleva andare da lui e un motivo ci sarà stato anche. I fedeli non chiedono preti eroi o sindacalisti, neppure coloro che si fanno paladini della astratta legalità ed ignorano il confine tra diritto e legalità”.
Bruno Volpe
tratto da pontifex.roma.it