Il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum: salvaguardia dei diritti dei “coetus fidelium”
COMUNICATO STAMPA
Il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum (CNSP) preso atto con filiale rispetto del particolare momento di riflessione chiesto dalla Sede Apostolica alla Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata, volendo evitare ogni indebito giudizio in questioni interne ad un Istituto Religioso di diritto pontificio, esprime, tuttavia, viva preoccupazione che le nuove disposizioni relative alla celebrazione della forma straordinaria del rito romano da parte dei RR. Padri della Congregazione possano in qualche modo privare numerosi coetus fidelium del prezioso servizio liturgico sin qui loro assicurato.
Una simile circostanza rischierebbe, in concreto, di ostacolare l’esercizio di un diritto dei fedeli – riconosciuto e regolato dalle norme generali del Motu Proprio Summorum Pontificum e dall’Istruzione Universae Ecclesiae – a suo tempo disposto dalla mente di S.S. Benedetto XVI a maggior gloria di Dio e a santificazione del Suo Popolo, “discordiam vitando et totius Ecclesiae unitatem fovendo” (SP – art. 5, § 1).
Il CNSP confida, pertanto, che gli Ecc.mi Vescovi e le altre Autorità Ecclesiastiche competenti vogliano provvedere con paterna sollecitudine ad assicurare la regolarità delle celebrazioni delle SS. Messe nella forma straordinaria e in particolare per quei coetus fidelium finora affidati al fecondo apostolato della Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata, affinché tutti i fedeli che lo desiderano possano continuare a vivere la loro Fede secondo il ritmo della forma straordinaria della Sacra Liturgia, in un vero sentire cum Ecclesia.
Per sostenere questo impegno, il Coordinamento invita ad elevare fervide preghiere alla SS.ma Vergine Maria Immacolata perché i tanti coetus fidelium che si stanno costituendo ricevano sempre l’attenta cura pastorale dei loro Ordinari e il Motu Proprio sia pienamente applicato in ogni diocesi.
Piacenza, 30 Luglio 2013.
Per il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum
Emanuele Fiocchi
Portavoce Nazionale
dal sito: summorumpontificum.org
La Beata Emmerich aveva previsto il “Summorum Pontificum”?
“San Michele venne giù nella chiesa, vestito della sua armatura, e fece una pausa, minacciando con la spada un certo numero di indegni pastori che volevano entrare. Quella parte della Chiesa che era stata distrutta venne prontamente recintata… così che l’ufficio divino potesse essere celebrato come si deve. Allora, da ogni parte del mondo vennero sacerdoti e laici che ricostruirono i muri di pietra, poiché i distruttori non erano stati capaci di spostare le pesanti pietre di fondazione”
Beata Anna Caterina Emmerich – 10 settembre 1820
POPULUS SUMMORUM PONTIFICUM: il programma provvisorio
Programma provvisorio
Giovedì 24 ottobre, ore 18.30: Vespri e accoglienza dei pellegrini alla Santissima Trinità dei Pellegrini
Venerdì 25 ottobre, ore 8.30: Rosario a Santa Maria Maggiore seguito da visite culturali in gruppo o libere
Venerdì 25 ottobre, ore 11,30: Incontro sacerdotale
Venerdì 25 ottobre, ore 17: Via Crucis per le strade di Roma (a cura dell’Opera Familia Christi)
Venerdì 25 ottobre, ore 19: S. Messa pontificale alla Santissima Trinità dei Pellegrini
Sabato 26 ottobre mattina: Adorazione eucaristica a San Salvatore in Lauro (dalle 8 in poi), processione alle 9.30, Messa pontificale ‘Salve Sancta Parens’ in San Pietro (ore 11)
Sabato 26 ottobre, ore 16: Tavola rotonda “Il Summorum Pontificum tra messaggio e speranza: continuità e servizio alla Chiesa nell’Anno della Fede”
Domenica 27 ottobre, 9.30: Solennità di Cristo Re celebrata da Mons. Rifan, ordinario della diocesi personale di Campos
Pellegrinaggio POPULUS SUMMORUM PONTIFICUM: conferenza stampa del cappellano Abbè Barthe
Conferenza Stampa del Coetus Internationalis Summorum Pontificum
Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, Roma, 26 giugno 2013
Intervento di don Claude Barthe, cappellano del Pellegrinaggio
(contatto: barthe.cisp@mail.com)
Con questa seconda edizione del Pellegrinaggio Summorum Pontificum, i pellegrini legati alla forma straordinaria del rito romano sono invitati a chiudere l’Anno della Fede così come l’hanno cominciato, ovverosia venendo a Roma per esprimere la loro adesione alla Missione della Chiesa e il loro desiderio di parteciparvi maggiormente. Lo faranno attraverso diverse cerimonie e atti di devozione che culmineranno sabato 26 ottobre con una processione verso San Pietro per la Santa Messa celebrata, alle ore 11, nella Basilica Vaticana.
La chiusura del Pellegrinaggio si farà invece la domenica 27 ottobre, solennità di Cristo Re nell’Ordo tradizionale, con una Santa Messa celebrata da S. Ecc.za Mons. Rifan, Ordinario dell’Amministrazione apostolica di Campos (Brasile), un vescovo dalla fine del mondo. Questo momento sarà per tutto il popolo Summorum Pontificum non solo la conclusione del Pellegrinaggio e dell’Annus Fidei ma soprattutto un inizio, una nuova partenza per la missione.
La perennemente giovane e fervente liturgia tradizionale, che dilaga serenamente in quasi tutto il mondo cattolico, offre il suo particolarissimo soffio spirituale all’opera della Nuova evangelizzazione. Molto attraente per i giovani cattolici che la scoprono, a causa della sua potente forza d’identità e d’espressione del sacro, è, di fatto, uno degli elementi portanti della Nuova evangelizzazione. D’altronde rappresenta intrinsecamente, come provato dai fatti, un mezzo privilegiato di catechesi sulla presenza reale di Cristo, il significato del sacerdozio, e il valore del sacrificio eucaristico.
In sé, tutti i pellegrinaggi ad Petri sedem, presso la tomba di Pietro, sono pellegrinaggi attorno al vescovo di Roma e intendono essere una testimonianza di affetto filiale nei confronti del successore di Pietro. Nello specifico, devo dire che l’affetto mi pare reciproco: sappiamo che Papa Francesco ha grande interesse per tutto ciò che può rinnovare e ringiovanire il volto della Chiesa e sembra che questo Papa venuto da lontano abbia compreso con un’intelligenza molto intuitiva quali fossero le forze vive del cattolicesimo nella nostra attempata cattolicità europea.
Penso, per esempio, alla recentissima nomina a Liegi, nel Belgio, di un vescovo legato alla comunità di Sant’Egidio, dunque presunto moderno ma che, come sacerdote, ha beneficiato e fatto beneficiare del Motu Proprio Summorum Pontificum. Tale scelta dimostra la grande libertà di pensiero di Papa Francesco: ormai ciò che conta è la rinascita dell’apostolato, senza vincoli ideologici. Papa Francesco vive naturalmente, per quanto lo riguarda, ciò che il suo predecessore Benedetto XVI insegnava ai vescovi francesi a Lourdes nel 2008: “Nessuno è di troppo nella Chiesa.”
L’anno scorso, il Cardinale Cañizares, nella sua omelia in occasione della messa a San Pietro, aveva insistito sulla fecondità della forma straordinaria in vocazioni sacerdotali e religiose. E’ chiaro che gli istituti, le associazioni, i seminari, le scuole, lo scautismo legati alla forma straordinaria, hanno uno spazio di rilievo nell’ambito di ciò che si suole chiamare il “nuovo cattolicesimo”. Di fatto, esso è caratterizzato dal suo slancio missionario, dalle sue comunità nate dal Concilio, dalle sue opere per la gioventù e dalle sue famiglie, spesso numerose. Non dimentichiamo inoltre che in vari paesi, in un contesto di estrema penuria di vocazioni, una parte crescente dei seminaristi sia vocata alla forma straordinaria (in Francia, il 15% delle ordinazioni sono per la forma straordinaria), ciò fornisce un’indicazione chiara sulla futura fisionomia del clero.
Per il resto, gli steccati stanno cadendo. In virtù del numero dei preti diocesani che hanno trovato frutto e gioia nel celebrare anche la messa nella forma straordinaria, del numero di seminaristi diocesani che imparano a celebrare questa forma, del numero di fedeli che vogliono anche poterne beneficiare nelle loro parrocchie, i contatti e gli scambi intracattolici sono all’ordine del giorno. L’Anno della Fede passa dunque anche attraverso il Pellegrinaggio Summorum Pontificum.
Tutte le associazioni, tutte le comunità diocesane ed Ecclesia Dei sono le benvenute, ma perché il Pellegrinaggio sia veramente di tutti, e soprattutto non una sfilata di associazioni, sono le persone ad essere invitate: i cattolici delle parrocchie, delle diocesi, delle comunità, i fedeli, i preti, i religiosi, i seminaristi, qualunque sia la loro appartenenza, che rappresenteranno questo popolo Summorum Pontificum al quale intendiamo dare voce.
Tutti. Senza alcuna eccezione. Proprio come l’anno scorso ritroveremo in San Pietro anche dei fedeli vicini alla Fraternità San Pio X. Roma è per eccellenza il luogo dell’unità: la messa tradizionale, liberamente e pacificamente celebrata (*) è a questo riguardo un potente motore di unità interna del cattolicesimo.
(*) “L’uso del messale del 1962 è normale” aveva detto il Prefetto per la Congregazione per il Culto divino l’anno scorso.
S. Messa a Castel San Giovanni
S. Messa cantata a Napoli
A Pavia: l’ermeneutica della continuità secondo Padre Lanzetta (FI)
Il Concilio Vaticano II alla luce della Tradizione della Chiesa:
conferenza di Padre Serafino Lanzetta dei Francescani dell’Immacolata
Articolo di presentazione di Marco Ferraresi
Martedì 11 giugno, ore 21, Padre Serafino Lanzetta dei Frati Francescani dell’Immacolata terrà presso la Sala Conferenze del Broletto in Pavia (ingresso laterale di via Paratici) una relazione dal titolo “Il Concilio Vaticano II alla luce della Tradizione della Chiesa”. E’ il tema sviluppato nel libro dello stesso Padre Lanzetta, Iuxta modum, edito nel 2012 da Cantagalli. L’evento, organizzato dal Sodalizio Pio XII, si ispira all’Anno della Fede ed è parte del programma culturale della annuale Festa del Ticino del Comune di Pavia.
Grazie a Benedetto XVI si è ravvivata negli ultimi anni la discussione teologica sul Concilio. In un celebre discorso del 2005 alla Curia romana, egli infatti ha sostenuto come negli anni successivi all’assise un’ermeneutica di discontinuità con la Sacra Tradizione abbia concepito il Concilio come un “nuovo inizio” per una “nuova chiesa”, da opporre ad una chiesa del passato.
Effettivamente, in questi decenni si è sentito un po’ di tutto. Appellandosi al Concilio sacerdoti hanno abbandonato l’esercizio del ministero, consacrati hanno violato il vincolo perpetuo dei voti, teorie esplicitamente o velatamente contrarie al Magistero infallibile hanno preso a circolare presso facoltà teologiche, seminari, istituti di insegnamento della religione cattolica. Sotto il pretesto dell’aggiornamento, della partecipazione e della “comprensibilità” (come se il mare potesse finalmente entrare nella conchiglia), si è assistito ad un “crollo della liturgia”, secondo l’espressione usata dal Card. Ratzinger nel denunciare gli abusi. Con la scusa del dialogo col mondo, della libertà religiosa, dell’ecumenismo, non pochi cattolici hanno sacrificato sull’altare del rispetto umano l’unicità salvifica di Gesù Cristo, la Chiesa cattolica come unica sede della pienezza della verità, i valori fondamentali della morale e le sue esigenze nella vita pubblica (pensiamo ai principi non negoziabili). Usando come grimaldello la collegialità e il sacerdozio battesimale, si sono invocati riforme democratiche del potere papale e il diritto di critica ad ogni pronunciamento magisteriale non gradito.
Come ciò è potuto accadere? E, soprattutto, si tratta di interpretazioni legittime? Sono contenute o suggerite dai documenti del Concilio o dal suo “spirito”?
La risposta non dipende solo dalla lettura dei testi, ma dall’ottica con cui si leggono. Potrebbe essere positiva solo se si ritenesse che il Concilio abbia inteso primariamente porsi come Concilio dottrinale e non pastorale; e che sia l’ultimo Concilio a giudicare la precedente Tradizione della Chiesa, inglobandola ed eventualmente superandola.
La risposta dovrebbe invece essere negativa se si ritenesse che il Concilio abbia inteso presentare se stesso come anzitutto pastorale (senza per questo rinunciare a formulazioni e precisazioni dottrinali); e che sia la Tradizione, come fonte della Rivelazione divina, la misura della verità delle cose, anzi, la Verità stessa comunicata a noi.
Non è questione oziosa: dalla risposta corretta dipende la fedeltà del credente a Nostro Signore e alla Chiesa, il fervore apostolico, la vivacità missionaria, il fiorire delle vocazioni.
Quale è, allora, la risposta corretta? Padre Serafino Lanzetta, giovane ed apprezzato teologo, ne parlerà nella sua attesa relazione, alla quale tutta la cittadinanza è invitata.
Il Populus Summorum Pontificum tra presente e futuro
Intervista di Alessandro Speciale di Vatican Insider del presidente del comitato organizzatore, Giuseppe Capoccia.
Come vede il popolo del Summorum Pontificum l’elezione di Papa Francesco e i suoi primi mesi?
“Come tanti cattolici, abbiamo vissuto con sconcerto la rinuncia del nostro amatissimo Papa Benedetto. Ed anche per noi è stata una sorpresa l’elezione di papa Francesco che pochissimi sino a quel momento conoscevano. Siamo stati, dunque, molto attenti ai suoi gesti ed alle sue parole. E le sue parole ci hanno subito rassicurati e confortati: ha parlato del diavolo che opera contro di noi ma che non può nulla contro la misericordia di Dio, ci ha invitati a non perdere la fiducia nell’amore di Dio, ci ha chiamati a ‘uscire’ dalla nostra routine per andare incontro alle periferie dell’umanità; a non diventare una sorta di collezionisti di antichità, o di novità’”.
Cosa pensate del suo stile liturgico? Il suo pontificato andrà in direzione opposta a quello di Benedetto XVI?
“Sarebbe ipocrita nascondere che se per un verso le parole di papa Francesco ci danno coraggio, alcuni suoi gesti ci lasciano spiazzati e comprendiamo anche coloro che esprimono disagio. Tuttavia, da persone sensibili alla tradizione, dunque al tempo lungo, non ci facciamo ingannare dal tempo breve: Papa Francesco viene da una cultura liturgica e pastorale diversa da quella romana, ed occorre del tempo perché possa introdursi nel clima della tradizione liturgica pontificale. D’altra parte, non bisogna pensare che la liturgia si possa ridurre ad una questione di stili celebrativi, oltre i quali debbono sempre prevalere la solidità e la consistenza teologica del rito”.
Quindi per ora sospendete il giudizio…
“Ogni Pontificato esprime proprie specificità; e se Papa Benedetto considerava il crollo della liturgia come causa e segno del crollo della Fede, non ci sembra che Papa Francesco si muova in direzioni differenti: basti considerare che l’ampio risalto dato, col permesso del Papa stesso, alla sua Messa quotidiana in Santa Marta risulta efficace monito per tutti i cattolici, presbiteri e laici, a prendere piena coscienza che solo l’Eucaristia è fonte dell’evangelizzazione”.
Altre espressioni del mondo tradizionalista sono state molto critiche con Papa Francesco, a cominciare dai lefebvriani. Cosa rispondete?
“Abbiamo letto e ascoltato incomprensioni e inquietudini provenienti da alcuni settori del mondo tradizionale. Spesso, dobbiamo dirlo, si è trattato di reazioni fondate su false informazioni. Quanto ai lefebvriani, le dichiarazioni ufficiali ci sono sembrate piuttosto riservate e prudenti. Non ci stupisce poi che qualcuno si sia lasciato andare a commenti più duri, ma forse occorre ricercarne le motivazioni nelle dinamiche interne alla Fraternità, piuttosto che in una reale diffidenza nei confronti del Santo Padre.
Quante persone vi aspettate al pellegrinaggio di quest’anno?
“Speriamo di accogliere 3000 persone per il sabato, giorno della processione e della Messa in San Pietro e di far giungere oltre 500 pellegrini da fuori Italia per i tre giorni del pellegrinaggio. Avremo un’idea più precisa a fine giugno quando presenteremo il programma ufficiale”.
Cosa volete comunicare al mondo cattolico in generale con la vostra iniziativa?
“Per anni, i fedeli e i sacerdoti legati alla tradizione liturgica della Chiesa sono stati ghettizzati e trattati con disprezzo se non con astio: sono stati confinati nelle periferie della Chiesa dalle quali occorreva tenersi alla larga. Desideriamo contribuire alla guarigione definitiva delle ferite provocate durante questi anni di persecuzione e di ingiustizia e ci sembra opportuno farlo senza rivendicazioni, ma inserendoci nella dinamica nuova alla quale ci chiama la Chiesa. Intendiamo essere testimoni, nella gioia e in spirito di servizio, dell’unità della Chiesa”.
Sarà possibile continuare il vostro percorso con papa Francesco?
“Nel contesto particolare del nuovo Pontificato, desideriamo pure illustrare quanto la forma straordinaria del rito romano sia uno strumento adattissimo alla riscoperta della povertà alla quale ci richiama Papa Francesco: inginocchiarsi, supplicare, tacere, confessare sono quattro attitudini caratteristiche sia della Messa tradizionale sia della povertà di spirito. Non solo: la riscoperta di ciò che san Francesco diceva della liturgia – non dimentichiamo che fu proprio lui a portare il Messale romano fuori dalla corte pontificia – potrebbe far comprendere ancor meglio la povertà cristiana, l’essere poveri in spirito, quasi mendicanti di Cristo che ci viene incontro nella liturgia e non ci priva del Suo splendore, aprendoci le porte del Cielo, dov’è la vera ricchezza: non è un caso se l’ultimo Santo a celebrare la Messa tradizionale per tutta la sua vita è stato proprio Padre Pio, specchio fedele di san Francesco”.
Pellegrinaggio tradizionale alla Madonna del Poggetto: i ringraziamenti del nuovo Movimento Liturgico Benedettiano di Ferrara
Il Nuovo Movimento Liturgico Benedettiano di Ferrara, aderente al Coordinamento Nazionale Summorum Pontificum e al Coordinamento Regionale del medesimo, chiede di poter usare queste pagine per ringraziare quanti hanno aiutato nei preparativi per il recente Pellegrinaggio Mariano e per la Santa Messa solenne nella Forma Extraordinaria del Rito Romano di Pentecoste al Santuario della Madonna del Poggetto, il 19 maggio 2013.
Oltre ai ringraziamenti per il Celebrante, Don Luca Martini, per il Diacono, Don Leo Sgarzi e per il Suddiacono, Don Enrico Peverada, il Nuovo Movimento Liturgico vorrebbe ringraziare tutti i ministranti che sono accorsi dall’Emilia-Romagna e i cori, il San Michele Arcangelo di Monghidoro, il San Gregorio Magno di Ferrara, il San Gregorio Magno di Castel San Giovanni (Pc) e il San Filippo Neri di Ferrara. Un sentito ringraziamento ai parrocchiani di Sant’Egidio per aver organizzato i magnifici fiori e ai vari devoti addetti alla sagrestia del Santuario per aver riportato l’altare, il presbiterio e tutto quanto in conformità con le regole liturgiche del 1962. Un ringraziamento ai volontari dello stand gastronomico che si sono prestati per i lavori faticosi e per aver fatto mangiare e stare in allegria alla fine delle cerimonie.