Il Concilio di Trento è moderno anche oggi

di don Marcello Stanzione

Quest’anno ricordiamo i 450 anni della chiusura del Concilio di Trento. Tale Concilio fu il campo di battaglia della lotta tra il partito conservatore della Chiesa, che intendeva semplicemente conferire nuovo vigore agli antichi dogmi, e quello progressista, che proponeva di venire a patti con i protestanti, operando più profonde riflessioni sulle condizioni della Chiesa del tempo. Questa è, naturalmente, una ripartizione di comodo, perché in realtà, all’interno delle correnti principali, vi erano ulteriori suddivisioni e orientamenti molto diversi. I conservatori videro accolte le loro istanze, il che comportò l’instaurazione di un numero di dottrine ortodosse che da quel momento divennero i fondamenti della fede cattolica, finendo per liquidare come “eresia” tutti i dogmi protestanti che da esse differivano. Tali dottrine cattoliche possono essere riassunte come segue, inserendo tra parentesi le corrispettive tesi protestanti: …

… Le Sacre Scritture consistono  nel Vecchio Testamento, compresi gli Apocrifi, e nel Nuovo Testamento (i Protestanti rifiutano gli Apocrifi in quanto non “ispirati” da Dio). Il testo della Vulgata è l’unico autorevole e autentico (gli studiosi hanno individuato in esso molti errori). Le tradizioni non affidate alla scrittura, ma ricevute dagli apostoli e preservate dalla Chiesa romana, hanno pari autorità della Bibbia, dal momento che Dio stesso ne è l’autore e lo Spirito Santo il mezzo attraverso cui sono state rivelate (molte di queste tradizioni non sono comprovate e risultano essere dei semplici assunti elaborati dall’uomo, nel migliore dei casi indimostrabili). Nessuno avrebbe dovuto interpretare la Bibbia attribuendole un senso diverso da quello autorizzato dalla Chiesa (la Parola di Dio nelle Scritture è la pietra di paragone in base alla quale la dottrina della Chiesa e la pratica sacerdotale vanno misurate, non il contrario).

2.    Il peccato originale è presente nell’uomo e può essere lavato solo con la forma di battesimo stabilita dalla Chiesa, amministrabile sia agli adulti che agli infanti. (Una delle più comuni posizioni protestanti considera valide tutte le forme di battesimo, perché i battezzandi devono entrare nella Chiesa e non in una denominazione; i Battisti, i Pentecostali e alcuni altri gruppi insistono sul battesimo degli adulti).

3.    Cristo è morto per tutti gli uomini, ma il beneficio della redenzione è attribuito solo a quegli uomini che hanno condiviso la passione. Senza il previo intervento della grazia di Dio gli uomini non possono avvicinarsi a Lui, ma è facoltà di ogni uomo seguire o rifiutare la grazia, perché il peccato originale non ha estinto il libero arbitrio. La giustificazione origina dalla rinascita nel battesimo, ma anche dal desiderio che l’individuo ha di perseguirla e, pur essendo per fede, non è solo per fede. Un credente che abbia ricevuto la grazia può osservare i comandamenti di Dio e della Chiesa e, così facendo avanzerà nel cammino verso Dio e otterrà ulteriore grazia compiendo opere buone. Le opere buone compiute prima della giustificazione non sono peccati, né la grazia è riservata esclusivamente agli eletti, mentre tutti gli altri sono predestinati al male.

4.    Il purgatorio esiste ( i protestanti lo bandiscono completamente).

5.    Il sacerdozio di tutti i credenti no.

6.    I sacramenti sono sette (i Protestanti ne accettano due, talvolta tre, talvolta nessuno – come fanno i Quaccheri). Per quanto concerne l’eucarestia, viene elevata a dogma la dottrina della transustanziazione e della Reale presenza di Cristo; la consustanziazione è invece condannata. Dal momento che Cristo è sia nel pane sia nel vino, risulta superfluo che i laici ricevano il calice.

7.    Solo i vescovi o i preti possono rimettere i peccati ( per i protestanti soltanto Dio ha questo potere, indipendentemente da quanto possa affermare qualsiasi prete).

8.    L’invocazione alla Madonna, il ricorrere ai santi e agli angeli, la venerazione delle reliquie, delle immagini sacre e le indulgenze vengono considerate pratiche lecite e quindi da mantenere.

da www.miliziadisanmichelearcangelo.org

Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum: appello ad una mobilitazione di tutti i coetus fidelium

A tutti i Coetus Fidelium

che si avvalgono del Motu Proprio Summorum Pontificum

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Gratia vobis et pax a Deo Patre nostro et Domino Iesu Christo!

Confortati dall’esito del secondo Pellegrinaggio Internazionale Summorum Pontificum, raccogliendo l’esortazione di tanti fedeli – di recente ribadita anche dal Coordinamento Toscano Benedetto XVI – Vi scriviamo per promuovere un più stretto legame tra i Coetus Fidelium che, in tutta Italia, si sono costituiti per dare applicazione al Motu Proprio Summorum Pontificum.

Siamo convinti, infatti, che sia ormai tempo di creare e consolidare un forte e fraterno coordinamento fra tutti i Coetus. Vorremmo che davvero nascesse un più intenso movimento spirituale che rinvigorisse l’unione morale e la comunione di intenti che già ci uniscono; e che tutti noi – che crediamo nell’inestinguibile fecondità e nella perenne giovinezza della liturgia tradizionale – riuscissimo a costituirci quale Popolo del Summorum Pontificum, per mettere il nostro entusiasmo e la nostra azione a disposizione di tutta la Chiesa.

Un più diffuso senso di appartenenza comune, al quale in tanti aspiriamo, è indispensabile perché la presenza di ciascuno di noi nella Chiesa – nelle associazioni cattoliche, nelle confraternite, nelle parrocchie, nelle diocesi – possa consolidare ed incrementare la diffusione della liturgia tradizionale, mostrarne l’ineguagliabile splendore e, soprattutto, la perfetta espressione della fede cattolica tutta intera.

Crediamo che il modo migliore per rispondere a quanti – specie fra i nostri Pastori – pensano che il messale del B. Giovanni XXIII stia a cuore solo a pochi fedeli estraniati dalla vita della Chiesa, sia mostrare concretamente la nostra unità: occorre superare l’attuale situazione in cui ciascun gruppo vive nella sua isola felice (o nel suo fortino assediato) e aiutare i fratelli a riscoprire il senso profondo della vera adorazione, colmando, ben radicati nella Chiesa, il vuoto liturgico e dottrinale che oggi l’affligge; un compito al quale ci apprestiamo non già per nostri meriti (che sono miseri e insufficienti), ma in virtù della liturgia tradizionale che ci è stata affidata dal Motu Proprio e che – per quanto ad alcuni possa apparire paradossale – risulta lo strumento principale che la lungimiranza di Papa Benedetto XVI ha posto nelle mani dei fedeli laici per concorrere al rinnovamento della Chiesa.

Il nostro unico obiettivo: la diffusione della Santa Messa tradizionale, la sua promozione, la sua corretta celebrazione, la sua difesa!

Il nostro programma: dimostrare concretamente che non siamo soli nell’amore per la sacra liturgia e che, ben fieri ciascuno della propria storia, delle proprie radici e della propria identità, apparteniamo tutti ad un unico Popolo radunato dal MP Summorum Pontificum. Un popolo “normale”, che vuole avere una vita religiosa “normale” nelle parrocchie, nelle confraternite, nelle associazioni; che chiede cura pastorale piena e completa, come spetta “normalmente” ad ogni fedele; che ha la gioia di aver (ri)trovato il tesoro della liturgia tradizionale e si sforza di operare perché questo tesoro venga (ri)scoperto da tutti. Un Popolo che, proprio perché è tale, sa aiutarsi reciprocamente e fraternamente, sostenere fattivamente i propri sacerdoti e ritrovarsi intorno ad alcune iniziative spirituali comuni (il Popolo si manifesta soprattutto pellegrinando e raccogliendosi sotto il manto di Maria) e che finalmente vuole essere riconosciuto per quello che è, che non può e non vuole rinunciare ad esserlo e che può e vuole esserlo ovunque: una parte vitale e feconda della Chiesa.

Per realizzare questo programma non intendiamo proporre modelli preconfezionati, anche se sappiamo che ogni efficace attività di coordinamento ha bisogno di una pur minima struttura. Dopo due anni di lavoro, è giunto il tempo di un primo serio bilancio, per comprendere cosa ha funzionato, cosa deve essere sviluppato, cosa deve essere corretto: vorremmo discuterne con tutti Voi. La Provvidenza ci ha concesso di maturare un’utile esperienza, di conoscere i problemi di Coetus diffusi in tutta Italia, e vorremmo che questa esperienza portasse frutto per tutti.

Non chiediamo a nessuno un’adesione preventiva, non vogliamo rilasciare tessere né vantare primogeniture: il primo passo che vorremmo compiere in un rinnovato cammino comune è conoscerci e sapere chi siamo, dove siamo. Per questo invitiamo tutti, ma specialmente i rappresentanti dei Coetus ed i fedeli che promuovono, curano e difendono la celebrazione della S. Messa, a voler prendere contatto con noi per concordare incontri su base regionale, per cercare di mettere in comune le energie spirituali e le capacità organizzative, per esaminare il modo migliore di conseguire tale risultato. Lo potrete fare raggiungendo alcuni amici, individuati per singoli territori (onde agevolare gli incontri) agli indirizzi e-mail che trovate qui sotto. Vi preghiamo di farlo al più presto!

Ci è grato diffondere questo appello oggi, nel giorno che la Chiesa dedica all’Immacolata Concezione di Maria Santissima, alla cui particolare e materna protezione ci affidiamo.

In  Jesu et Maria, i promotori regionali del Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum:

Federico Baldelli Purrone (Lazio), Giuseppe Capoccia (Basilicata, Campania, Puglia),Andrea Carradori (Marche), Marcello Derudas (Sardegna), Francesco Forlin (Umbria),Massimiliano Gaj (Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta), Cristiano Gobbi (Friuli – Venezia Giulia, Trentino – Alto Adige, Veneto), Renato Manzo (Abruzzo, Molise), Francesco Palamara (Calabria), Daniele Premoli (Lombardia), Marco Sgroi (Emilia – Romagna),Rosario Tantillo (Sicilia orientale: Agrigento, Caltanissetta, Palermo, Trapani), Giovanni Turturice (Sicilia occidentale: Catania, Enna, Messina, Ragusa, Siracusa)

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Indirizzario e-mail (vogliate scrivere, per piacere, all’indirizzo assegnato alla Vostra regione. La mail sarà ricevuta dal corrispondente promotore regionale):

Abruzzo: abruzzo.cnsp@gmail.com

Basilicata: basilicata.cnsp@gmail.com

Calabria: calabria.cnsp@gmail.com

Campania: campania.cnsp@gmail.com

Emilia – Romagna: emiliaromagna.cnsp@gmail.com

Friuli – Venezia Giulia: friuliveneziagiulia.cnsp@gmail.com

Lazio: lazio.cnsp@gmail.com

Liguria: liguria.cnsp@gmail.com

Lombardia: lombardia.cnsp@gmail.com

Marche: marche.cnsp@gmail.com

Molise: molise.cnsp@gmail.com

Piemonte: piemonte.cnsp@gmail.com

Puglia: puglia.cnsp@gmail.com

Sardegna: sardegna.cnsp@gmail.com

Sicilia orientale (Catania, Enna, Messina, Ragusa, Siracusa): siciliaorientale.cnsp@gmail.com

Sicilia occidentale (Agrigento, Caltanissetta, Palermo, Trapani): siciliaoccidentale.cnsp@gmail.com

Trentino – Alto Adige: trentinoaltoadige.cnsp@gmail.com

Umbria: umbria.cnsp@gmail.com

Valle d’Aosta: valledaosta.cnsp@gmail.com

Veneto: veneto.cnsp@gmail.com

Card. Castrillon Hoyos: «Il Papa non ha alcun problema con il rito antico e con chi lo segue»

Lo afferma il cardinale colombiano Darío Castrillón Hoyos, già Prefetto del clero e Presidente della pontificia commissione «Ecclesia Dei»

«Papa Francesco non ha problemi con l’antico rito, e non ha alcun problema con i gruppi di laici e le associazioni che lo seguono e lo promuovono». Lo spiega a Vatican Insider il cardinale Darío Castrillón Hoyos, già Prefetto del clero e Presidente della commissione che si occupa sia del rapporto con i lefebvriani che dei gruppi legati alla celebrazione secondo il rito preconciliare.

Il cardinale aveva parlato di questo argomento nel corso di un intervento a braccio tenuto davanti ai membri di «Una Voce International», una delle associazioni che promuove la cosiddetta «messa antica», celebrata secondo il messale promulgato nel 1962 da Giovanni XXIII, l’ultimo in ordine di tempo prima della riforma liturgica post-conciliare. «Nella recente udienza che mi ha concesso – spiega Castrillón – il Papa mi ha detto di non avere problemi con il rito romano extra-ordinario e con quanti seguono quelle celebrazioni e le fanno conoscere, secondo lo spirito indicato nel motu proprio “Summorum Pontificum” di Benedetto XVI».

Castrillón accenna anche alla vicenda del commissariamento dei Francescani dell’Immacolata, che ha suscitato molte polemiche negli ambienti «tradizionalisti». «Voglio precisare però – spiega il porporato a Vatican Insider – che di questo caso non ho parlato durante l’incontro con Papa Francesco. Le mie fonti in proposito sono altre, ma mi pare comunque di poter affermare che la decisione di insistere per l’uso del nuovo rito, e la necessità di essere autorizzati dai superiori per l’uso dell’antico, in quella comunità religiosa francescana è stato provocato da tensioni interne agli stessi Francescani dell’Immacolata, e non da un giudizio negativo sulla liturgia tradizionale».

Sempre restando nell’ambito dei rapporti tra Roma e il mondo tradizionalista, va segnalato che nei giorni scorsi Papa Francesco ha inviato la sua benedizione alla Fraternità San Pietro, nel venticinquesimo anniversario della sua fondazione.

da vaticaninsider.it

A ROMA LA FORMA STRAORDINARIA IN TOTALE NORMALITA’

Cinque membri dell’esecutivo di Paix Liturgique hanno avuto la grazia di partecipare al pellegrinaggio del Popolo Summorum Pontificum che si è concluso, domenica 27 ottobre, a Roma, con la celebrazione della festa di Cristo Re nella Basilica di S. Maria sopra Minerva da parte di mons. Fernando Rifan, Ordinario dell’Amministrazione Apostolica S. Giovanni Maria Vianney (Brasile). Torneremo senz’altro a parlare di questo pellegrinaggio, che ha portato i pellegrini da S. Raffaele, i cui Vespri Solenni sono stati celebrati da mons. Pozzo il 24 ottobre, fino a S. Caterina da Siena, sul cui sepolcro ha avuto il privilegio di celebrare mons. Rifan – giacché i padri domenicani, che hanno la cura della Basilica, avevano fatto agli organizzatori la sorpresa di liberare il presbiterio dall’altare moderno che normalmente lo occupa. Per il momento, però, desideriamo solo comunicarvi la nostra principale impressione di ritorno da Roma: apud Petri sedem, i cattolici «straordinari» sono trattati come cattolici «ordinari» o, per dirlo senza giochi di parole, la presenza dei rappresentanti del Popolo Summorum Pontificum è vissuta normalmente. Nè più, nè meno.

È dunque forti di una speranza molto semplice che ritorniamo nelle nostre parrocchie e nelle nostre diocesi: che ciò che è possibile e normale sulle sponde del Tevere lo sia domani anche sulle sponde della Senna, della Charente o del Rodano.

I – IL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO AI PELLEGRINI

«A Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Darío Castrillón Hoyos, in occasione del pellegrinaggio a Roma del Cœtus Internationalis Summorum Pontificum, nel contesto dell’Anno della Fede, Sua Santità Papa Francesco rivolge il suo cordiale saluto, auspicando che la partecipazione al devoto itinerario presso le tombe degli apostoli susciti fervida adesione a Cristo, celebrato nell’Eucaristia e nel culto pubblico della Chiesa, e doni rinnovato slancio alla testimonianza evangelica.

Il Sommo Pontefice invocando i doni del divino Spirito e la materna protezione della Madre di Dio, imparte di cuore a Vostra Eminenza, ai presuli, ai sacerdoti e a tutti i fedeli presenti alla sacra celebrazione l’implorata benedizione apostolica propiziatrice di pace e spirituale fervore.»

Questa benedizione del Santo Padre, senza la minima cautela formale circa la forma liturgica specifica dei fedeli e dei sacerdoti interessati (essi celebrano «il culto pubblico della Chiesa» – punto), è stata letta durante la Messa in San Pietro a Roma, sabato 26 ottobre, da mons. Pozzo, Segretario della Commissione Ecclesia Dei. Queste righe, firmate dal nuovo Segretario di Stato, mons. Parolin (sembra che si tratti del primo messaggio di cui si è fatto carico), hanno trovato eco nella vibrante omelia del Card. Castrillon Hoyos, anch’egli già Presidente della Commissione, e, come tale, principale artefice del Motu Proprio Summorum Pontificum, promulgato il 7 luglio 2007 dal nostro Papa Emerito Benedetto XVI.

Nella sua omelia il Cardinale, rivolgendosi al Sommo Pontefice con un “noi” non maiestatico ma collettivo – in quanto il Cardinale si considerava membro del Popolo Summorum Pontificum – ha infatti tenuto ad affermare che “noi non siamo soli, Santo Padre: siamo con i secoli della Chiesa e con legioni di Santi e di Martiri”. Un messaggio forte che è arrivato, senza dubbio, dritto al cuore dei pellegrini.

II – LE RIFLESSIONI DI PAIX LITURGIQUE

1) Per il secondo anno, i pellegrini del Popolo Summorum Pontificum sono entrati in processione in San Pietro. Mentre il venerdì gli organizzatori stavano sulle spine a causa del divieto di percorrere via della Conciliazione imposto dal Comune di Roma per mancanza di agenti di polizia, il sabato la processione ha finalmente potuto imboccare solennemente la maestosa arteria che sale verso San Pietro sotto lo sguardo di decine di migliaia di persone giunte per partecipare alle Giornate della Famiglia. Tutto ciò grazie al fatto che i volontari dell’Anno della Fede sono stati mobilitati dal Vaticano per sostituirsi alla polizia municipale, come fanno ordinariamente per ogni altro gruppo di pellegrini in occasione di grandi eventi. Molto semplicemente.

2) Per il secondo anno, un cardinale ha celebrato all’altare della Cattedra. L’anno scorso, il Card. Canizares, Prefetto della Congregazione del Culto Divino, aveva spiegato di celebrare perché secondo lui era normale farlo. Quest’anno, il card. Castrillon Hoyos, Prefetto Emerito della Congregazione per il Clero, ha fatto un passo in più, e si è schierato con i pellegrini usando il pronome collettivo “noi” nella sua omelia, come farebbe normalmente ogni pastore conducendo il suo gregge in pellegrinaggio in un luogo santo. Quest’anno, e per la prima volta da quando vengono celebrate messe in rito antico all’altare della Cattedra (in passato: nel 2011, per iniziativa di p. Nuara, a conclusione del Congresso Summorum Pontificum; nel 2012, alla fine del primo Pellegrinaggio Summorum Pontificum), lo staff del Card. Comastri, Arciprete della Basilica Vaticana, aveva arretrato l’altare fino al centro del coro. Un allestimento abituale per le cerimonie che richiedono un vasto spazio davanti all’altare, segnatamente utilizzato per le ordinazioni del seminario nord-americano. Poiché il servizio liturgico secondo le prescrizioni della forma straordinaria si svolge meglio con quell’allestimento, lo si è adottato anche in questo caso.  Molto semplicemente.

3) Per il secondo anno consecutivo, il Segretario di Stato ha fatto pervenire ai pellegrini un messaggio del Santo Padre. Questo favore non viene accordato sempre, ma è consuetudine che vengano salutati ed incoraggiati dal Santo Padre i gruppi di pellegrini ad Petri sedem degni di nota. Anche i pellegrini Summorum Pontificum lo sono. Molto semplicemente.

4) Avrete compreso che, se sottolineiamo la «normalità» con cui si è svolto il pellegrinaggio – perlomeno nella sua dimensione istituzionale, dato che, sul piano spirituale, le giornate romane sono state di un’eccezionale ricchezza – è perché, ancora molto spesso, il trattamento riservato ai Coetus Summorum Pontificum nelle nostre diocesi e nelle nostre parrocchie è anormale. Quante porte chiuse? Quanti fin-de-non-recevoir? Quanti «non ricorrono le condizioni» per consentire l’applicazione del Motu Proprio? Quanti «siete fermento di divisione»? Quanti «datemi il tempo di consultare il consiglio parrocchiale / i confratelli del decanato / il vescovo» (cancellate l’opzione non pertinente!).

Dal 2011, le porte di San Pietro sono spalancate per i cattolici Summorum Pontificum. Dal 2012, il Papa dà loro il benvenuto: grazie, Santo Padre… Dal 2013, si appresta loro ogni facilitazione. Non c’è dubbio che sarà presto così anche ad Angoulême, a Lille o a Langres.

ALLEGATO – L’OMAGGIO DEI PELLEGRINI AL CARDINAL CASTRILLON HOYOS

Dopo la cerimonia, nella sacrestia di San Pietro, i responsabili del Coetus Internatiolis Summorum Pontificum hanno ringraziato il Cardinal Castrillon Hoyos non soltanto per la celebrazione di quella stessa mattinata, ma anche, e soprattutto, per la sua azione di lunga data in favore della pace e della riconciliazione. La Schola Sainte-Cécile si è associata a questo momento caloroso intonando un superbo Ad multo annos, poiché il Cardinale festeggiava proprio in quel giorno il 61° anniversario della sua ordinazione sacerdotale.

Ecco il testo del messaggio di ringraziamento letto in spagnolo al Cardinale, al termine della cerimonia:

«A S. E. Rev.ma il Sig. Cardinale Dario Castrillon Hoyos,

Prefetto Emerito della Congregazione per il Clero,

già Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei,

risoluto difensore per lustri del “diritto di cittadinanza” della liturgia gregoriana, per assicurare la pace della Chiesa e per beneficiare tutti i sacerdoti e i fedeli cattolici, soprattutto i più umili, delle inesauribili ricchezze della venerabile tradizione latina, la cui azione paziente e vigorosa è stata consacrata nel 2007 dal Santo Padre Benedetto XVI nel suo Motu Proprio Summorum Pontificum, che, il 27 ottobre 2013, anniversario della sua ordinazione sacerdotale, ha celebrato all’Altare della Cattedra dell’Apostolo, nella Basilica Vaticana, la Messa Pontificale per il pellegrinaggio del Popolo Summorum Pontificum, con gran concorso di sacerdoti e di fedeli, i membri del Coetus Internationalis Summorum Pontificum e la corale Sainte-Cécile di Parigi esprimono la loro profonda riconoscenza e la loro affettuosa venerazione».

dal sito paix-litugique (traduzione dell’ avv. Marco Sgroi)

Card. Bartolucci: il cordoglio del Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum

Nel giorno in cui la Chiesa si appresta a dare l’estremo commiato al Cardinale Domenico Bartolucci, il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum esprime tutto il suo sincero e profondo cordoglio per la scomparsa dell’indimenticabile Direttore Perpetuo della Cappella Musicale Pontificia, elevando la sua fervida preghiera perché il Signore voglia donargli il premio eterno e accoglierlo nel coro degli Angeli.

Con la sua inarrivabile attività artistica, il Card. Bartolucci dimostrò, secondo le sue stesse parole, che la musica sacra non è un semplice ornamento, ma dà vita al testo liturgico, sicché il cantore è «come un sacerdote»; Egli è stato un vero punto di riferimento non solo per quanti vedevano in Lui il grande musicista, il compositore fecondo e l’interprete magistrale della millenaria tradizione musicale della Chiesa, ma anche per tutti i fedeli che, ravvisando nella liturgia tradizionale la perfetta espressione della fede cattolica tutta intera, hanno creduto e  credono, come Egli affermò, che «difendere il rito antico non è essere passatisti, ma essere “di sempre”».
Il ricordo del Card. Bartolucci sarà dunque conservato con perenne gratitudine da tutto il Popolo Summorum Pontificum: da tutti coloro che promuovono e diffondono la S. Messa tradizionale per testimoniare insieme al Cardinale che essa non è «la Messa di un’epoca particolare: è la nostra messa, la romana, è universale nel tempo e nei luoghi, un’unica lingua dall’Oceania all’Artico».

POPULUS SUMMORUM PONTIFICUM: l’appello del Coordinamento Nazionale

Il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum indirizza ai propri aderenti e a tutti i Coetus Fidelium questo invito alla partecipazione al Pellegrinaggio Summorum Pontificum che inizia giovedì 24 ottobre:
Per testimoniare ad Petri sedem la nostra fede cattolica, apostolica e romana; per uscire dalle periferie pastorali e per condividere il tesoro troppo a lungo nascosto della liturgia tradizionale; perchè nessuno è di troppo nella Chiesa; per partecipare con la sempiterna gioventù della messa gregoriana all’opera della nuova evangelizzazione; per amore di Gesù Cristo, crocefisso e risorto,
 
TUTTI A ROMA!
 
Che la protezione del Cuore Immacolato di Maria ci accompagni sempre
.

POPULUS SUMMORUM PONTIFICUM: il messaggio del card. Burke

 

Cari Pellegrini “Summorum Pontificum”,

il vostro pellegrinaggio annuale a Roma si avvicina. In questo periodo di preparazione spirituale all’evento, sappiate che imploro la benedizione della Santissima Trinità su di voi, affinché riceviate abbondanza di grazie sin d’ora e, soprattutto, durante le celebrazioni liturgiche alle quali parteciperete nella Città eterna a fine ottobre.

Che il fervore delle vostre preghiere e della vostra fede, che troveranno un rinnovato slancio presso la Cattedra di San Pietro, sia pegno di numerose benedizioni per voi, per i vostri cari, e in primo luogo per il Santo Padre e la Santa Chiesa.

Che Dio vi benedica!

Raymond Leo Cardinal Burke

5 ottobre 2013