Al Family Day con il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum!

Facciamo nostro l’appello del Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum a partecipare al Family Day del prossimo 30 gennaio

BLOG LA SANTA FAMIGLIA

Il CNSP – Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum aderisce con convinzione al“Family Day” del prossimo 30 gennaio, ed invita tutti i fedeli del Populus Summorum Pontificum ad accorrere numerosi a Roma a difesa della famiglia e per opporsi strenuamente al ddl Cirinnà ed a qualunque altra ipotesi di riconoscimento delle cosiddette unioni civili.

Il CNSP esorta caldamente tutti i fedeli italiani che vivono la loro fede al ritmo della liturgia tradizionale, ad unirsi nella preghiera per supplicare Colui che tutto può concedere, con l’intercessione di Colei che tutto può ottenere, di illuminare e convertire i legislatori nazionali, e preservare la nostra Patria dalla minacciata offesa alla famiglia ed al mirabile disegno di Dio Creatore, che “maschio e femmina li creò” (Gen., 1, 27).

La grandezza della Liturgia tradizionale

È stata un successo la due giorni organizzata dal CNSP il 29 e 30 marzo scorsi a Verona.

Particolarmente intensa la giornata di sabato. Alle 13,30 si sono riuniti presso la Sala Zanotto della Basilica di S. Zeno i rappresentanti ben 15 Coetus Fidelium del Triveneto (Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige) e dell’Emilia-Romagna, per un vivo scambio di opinioni circa lo “stato” della S. Messa tradizionale nelle diverse regioni interessate. Erano presenti anche i promotori regionali del CNSP avv. Cristiano Gobbi (Triveneto) e avv. Marco Sgroi (Emilia-Romagna), nonché il Presidente Nazionale di Una Voce Italia, prof. Fabio Marino.

È stata probabilmente la prima occasione in cui i rappresentati dei Coetus del Triveneto hanno potuto incontrarsi e conoscersi, e ne è scaturito un ampio dibattito, nel corso del quale non solo ciascuno ha potuto illustrare la storia – talora purtroppo travagliata – dell’applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum nella propria diocesi, ma, soprattutto, è emerso il vivo desiderio di coltivare e sviluppare fraterni rapporti di collaborazione nella promozione e diffusione della liturgia tradizionale, avviando anche qualche iniziativa comune. A tal proposito, il promotore CNSP del Triveneto avv. Gobbi si è riservato di proporre ai Coetus un’iniziativa da realizzare in occasione del centenario del beato transito di S. Pio X.

Alla riunione ha fatto seguito l’importante conferenza di don Roberto Spataro SDB, organizzata in collaborazione con Una Voce Verona Sez. S. Pietro Martire, dal tema “La riscoperta della liturgia tradizionale dopo il Summorum Pontificum. Le ragioni per conoscere ed amare la Messa Tridentina”. Poiché il testo integrale della conferenza viene pubblicato a parte, ci limitiamo qui a sottolineare che la relazione di don Spataro, svoltasi davanti ad un pubblico numeroso ed attentissimo, ha ispirato molteplici interventi, protrattisi per oltre un’ora. Va sottolineata con gratitudine la presenza alla conferenza di mons. Giancarlo Grandis, vicario diocesano per la cultura, che ha portato il saluto del Vescovo di Verona, Monsignor Giuseppe Zenti, intervenendo poi al termine con interessanti considerazioni circa la rinnovata sensibilità delle giovani generazioni, anche sacerdotali, per la tradizione della Chiesa.

Il giorno successivo, 30 marzo, don Spataro ha celebrato la S. Messa della domenica Laetare nella Rettoria di S. Toscana, particolarmente affollata di fedeli. Nell’omelia, don Spataro ha svolto una profonda meditazione sulla gioia cristiana.

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La riscoperta della liturgia tradizionale dopo il Summorum Pontificum.

Le ragioni per conoscere ed amare la Messa Tridentina

di don Roberto Spataro SDB

Gentilissime Signore, Distinti Signori, Cari Amici,

è per me motivo di onore prendere la parola questa sera dinanzi ad una platea composta da credenti sinceri e fervorosi con cui condivido lo stesso amore per la Messa tridentina e – ne sono certo – la venerazione per il Papa emerito, Benedetto XVI, che con il suo Motu proprio Summorum Pontificum ha messo a disposizione della Chiesa quel tesoro di dottrina e di pietà che è il Messale del 1962.

         Sono pertanto molto grato a tutti coloro che sono presenti e a coloro che con grande dispendio di energie hanno promosso questa benemerita iniziativa che si tiene a Verona, città nobilitata dalla sua tradizione cristiana, simbolicamente esaltata dall’episodio delle Pasque veronesi.

         Proporrò una serie di riflessioni nate in parte dallo studio, in parte e, direi, soprattutto, dall’esperienza.

A. Il titolo della conferenza fa riferimento, anzitutto, alla riscoperta della Liturgia dopo la pubblicazione del SP. È un dato evidente che tale riscoperta si stia verificando tra fedeli e sacerdoti in molteplici aree geografiche con una consistente e significativa percentuale di giovani e persone di media età. A quanto mi consta, non esistono statistiche ufficiali e rigorose. Ed è pure meglio. Contarsi talvolta nasconde un po’ di orgoglio e di prepotenza. Tuttavia, il fatto è documentato. È sufficiente visitare siti e blog che riportano notizie relative alla celebrazione della liturgia secondo la forma straordinaria del rito romano per rendersi conto del fenomeno sul quale vorrei proporre tre considerazioni.

1) Anzitutto, esso interessa un numero crescente di fedeli che costituiscono, però, nell’insieme dei cattolici praticanti, una minoranza estremamente esigua, dotata però, si badi bene, di robustezza di motivazioni, di vivacità nell’azione, talvolta di disponibilità alla militanza. Sono queste alcune delle caratteristiche delle cosiddette “minoranze creative”, una categoria desunta dal pensiero di A. Toynbee ed applicata dall’allora cardinal Ratzinger alla rievangelizzazione dell’Europa secolarizzata. Pensando alla storia della Chiesa, ci accorgiamo che minoranze creative hanno effettivamente rigenerato il tessuto ecclesiale e apportato un benefico influsso sulla società intera, in momenti di crisi profonda ed estesa dei valori e dei costumi. Pensiamo al manipolo delle prime generazioni di monaci cluniacensi che furono protagonisti di un movimento liturgico nel sec. X così descritto da Benedetto XVI:

Si volle garantire il ruolo centrale che deve occupare la Liturgia nella vita cristiana. I monaci cluniacensi si dedicavano con amore e grande cura alla celebrazione delle Ore liturgiche, al canto dei Salmi, a processioni tanto devote quanto solenni e, soprattutto, alla celebrazione della Santa Messa. Promossero la musica sacra; vollero che l’architettura e l’arte contribuissero alla bellezza e alla solennità dei riti; arricchirono il calendario liturgico di celebrazioni speciali come, ad esempio, all’inizio di novembre, la Commemorazione dei fedeli defunti; incrementarono il culto della Vergine Maria. E, grazie al movimento monastico cluniacense, si creò un robusto tessuto spirituale ed etico che collegò i popoli dell’Europa.

2) In secondo luogo, le minoranze tendono a curare, talvolta a difendere, la loro identità. E questo contribuisce ad un approfondimento e ad un’appropriazione più convinta dei tratti che definiscono l’identità. Per questo motivo, essendo passati ancora pochissimi anni dalla nascita del movimento SP, i fedeli e le comunità che celebrano con il Messale del 1962 sono in una fase di maturazione. Non è forse questa l’esperienza che molti di noi fanno? La formazione liturgica che cerchiamo di acquisire, da soli o in compagnia, gli effetti nella nostra vita spirituale, ed anche l’organizzazione stessa delle celebrazioni, ci stanno aiutando a comprendere che dalla e con la liturgia tradizionale si costruisce uno stile di vita cristianotout court.

3) Infine, non vorrei tacere sul fatto che le minoranze che hanno adottato la forma straordinaria del rito romano non sempre incontrano comprensione, nonostante gli autorevoli incoraggiamenti giunti dal motu proprio. Anche questo fatto è, secondo me, assolutamente non irrilevante. La storia della Chiesa, infatti, ci mostra questa legge costante: le opere di Dio, affidate a pochi, soprattutto all’inizio, sono contrastate ed in genere coloro che frappongono ostacoli sono i fratelli nella fede, che pure agiscono, il più delle volte, con rette intenzioni. Dio si serve di anche questo misterioso dinamismo per purificare e consolidare.

B. Giungo ora alla seconda parte della riflessione che intendo condividere con Voi. Quante volte abbiamo risposto a chi ci domandava il motivo del nostro amore per la Messa tridentina le ragioni che ci sembrano importanti! Ecco, pensando a degli ideali interlocutori, a credenti come noi che si chiedono quale valore possa avere una “Messa in latino” officiata da un prete che volge le spalle ai fedeli, vorrei dire quanto sottopongo anche alla Vostra comprensiva attenzione. Sono cinque i motivi.

1) Anzitutto, partirei dal Magistero del Papa Francesco. Infatti, oltre al dato oggettivo dell’autorità del Supremo Pastore, si ottiene quasi sicuramente la benevolenza del nostro ideale interlocutore, verosimilmente affascinato dalla figura dell’attuale Pontefice. Papa Francesco chiede insistentemente – si pensi agli appelli contenuti nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium – uno slancio missionario che induca o alla rievangelizzazione dei battezzati per cui la fede è diventata irrilevante o all’evangelizzazione di chi non ha ricevuto l’annuncio esplicito. Sotto questo punto di vista, la Messa tridentina offre moltissime risorse. Con le sue caratteristiche ben note a tutti noi, la sacralità, l’orientamento ad Deum, l’affermazione della condizione creaturale dinanzi al Creatore e al Redentore, l’uso di un linguaggio simbolico e sinestetico completo (la liturgia tridentina coinvolge tutti i sensi interni ed esterni dell’uomo), la concentrazione del messaggio, è una sorta di annuncio fondamentale del Vangelo che colpisce chi lo riceve, teologicamente ed antropologicamente potente. Credo che sia significativa la leggenda che racconta la conversione del principe Vladimir al Cristianesimo che segnò l’ingresso nella famiglia cristiana del popolo russo. Inviò i suoi emissari nel mondo circostante per informarsi su quale fosse la vera religione. Quando essi tornarono, riferirono che a Costantinopoli, nella Basilica della Hagia Sophia, avevano assistito alla splendida liturgia orientale e ne avevano tratto una conclusione: “non sapevamo se fossimo ancora sulla terra o fossimo già in Cielo”. Sì, cari amici, c’è tanto bisogno di evangelizzare il mondo  e la liturgia ben celebrata è un mezzo potente perché è Dio stesso che agisce sulla terra. Permettetemi di citare il testo, in una mia personale traduzione, della 35a proposizione finale del Sinodo dei Vescovi del 2012, dedicato proprio all’evangelizzazione e troppo presto dimenticato per parlare del prossimo sinodo, oggetto di un ambiguo bombardamento mediatico.

La degna celebrazione della Sacra Liturgia, il più prezioso dono di Dio a noi, è la sorgente della più alta espressione della nostra vita in Cristo. È perciò l’espressione primaria e più potente della nuova evangelizzazione. Dio desidera manifestarci la bellezza incomparabile del suo amore infinito ed incessante per noi per mezzo della Sacra Liturgia, e noi, per nostra parte, desideriamo utilizzare ciò che abbiamo di più bello nell’azione di adorazione di Dio in risposta al suo amore. L’evangelizzazione nella Chiesa invoca una liturgia che elevi i cuori degli uomini e delle donne a Dio. La liturgia non è solamente un’azione umana ma un incontro con Dio che conduce alla contemplazione e ad un’amicizia che si va approfondendo con Dio. In questo senso, la liturgia della Chiesa è la migliore scuola della fede.

Non c’è nessuno che non pensi che, mentre viene data questa definizione della liturgia e ne viene illustrata la sua forza intrinseca, in quanto essa è un’azione divina, per il successo dell’evangelizzazione e del consolidamento della fede, non abbia associato quelle parole ai riti venerabili nella loro sobrietà, solenni nella loro semplicità, divini nella loro bellezza della Messa tridentina. Sì, cari Amici, lo affermiamo con gioia e con convinzione: ci sarà un grande slancio evangelizzatore e missionario, quello che Papa Francesco ci chiede, se ci sarà una diffusione della Messa tridentina.

2) Vengo ad una seconda ragione. Anch’essa mi viene ispirata dall’attuale Pontificato. Non a torto, si suole dire che al Papa teologo è succeduto un Papa pastore che sta orientando anche la teologia verso la pastorale. Che cos’è la pastorale, in definitiva? Essa è prendersi cura delle anime, delle persone, secondo un linguaggio più corrente, biblicamente simbolizzate nella figura della pecora. La cura delle anime – a me piace utilizzare ancora questa categoria che in fondo tutti capiscono bene -, non significa forse comunicare il bene più grande che è la Grazia divina? E qual è la sorgente della Grazia divina, se non il Sacrificio della Croce che misticamente si rinnova nella celebrazione della Messa? Ebbene, poiché la mistica del sacrificio incruento si dispiega attraverso il linguaggio dei segni, cioè il linguaggio sacramentale, quanto più esso sarà comprensibile, tanto più l’anima sarà disposta alla ricezione del bene, cioè della Grazia divina. Forse, potrà sorprendere quanto dico, ma a me sembra che il linguaggio liturgico della Messa tridentina sia maggiormente comprensibile. Naturalmente, bisogna precisare qual è il contenuto da comprendere. Abbiamo detto poco fa: è la Grazia divina, dunque, un bene spirituale, altro da quanto umanamente sperimentiamo nella vita quotidiana, un bene spirituale che sorprende, come sorpresa fu Maria Santissima, la “piena di grazia”, all’annuncio dell’Angelo, un bene spirituale che ci chiede un’accoglienza  intrisa di stupore, adorazione, gratitudine, silenzio, di quegli atteggiamenti, cioè, che il fedele coltiva nell’actuosa participatio favorita dalla Messa tridentina. Insomma, il bene delle anime ci richiede una Messa, sorgente delle grazie, in cui la Grazia nella sua alterità di dono divino sia percepita come tale.

A tal proposito, vorrei ricordare quanto ho letto tempo fa su un articolo apparso in un blog in lingua spagnola, suggeritomi da un confratello spagnolo  e che, purtroppo, non ho registrato. Il nocciolo del ragionamento era il seguente: il fedele laico che partecipa regolarmente alla Messa tridentina, si sforza di vivere, per quanto egli riesca, nella sua debolezza umana, comune a noi tutti, i doveri – ed usiamo pure questa parola senza timore -, della sua vita cristiana: dalla fedeltà agli obblighi assunti con il sacramento del Matrimonio all’onestà e alla coerenza nell’esercizio della sua professione. Lungi da noi stabilire classifiche di cristiani di serie A e serie B perché grazie a Lui, c’è il Padre Eterno che può stabilire queste graduatorie, e lo fa con immensa misericordia, come giustamente insiste il Papa Francesco, però è un dato oggettivo che i fedeli laici che amano la Messa tridentina trovano, evidentemente, risorse spirituali abbondanti per essere sposi fedeli, genitori fecondi, educatori responsabili, cittadini onesti, credenti obbedienti e caritatevoli con il prossimo, penitenti che si confessano frequentemente. Con i tempi che corrono, questa è merce tanto preziosa quanto rara! Questa è anche la mia esperienza: i fedeli che io conosco e che amano la Messa tridentina appartengono in genere a questa categoria. Mi è così venuta in mente una domandina: non è che nella colluvie di progetti pastorali, piani di intervento, itinerari e cammini di vario genere, partoriti spesso da loquaci burocrazie ecclesiastiche, che non sembrano sortire molti effetti, non sia opportuno proporre un’iniziazione alla liturgia tradizionale? Videant consules.

3) Terza ragione. Adesso parlerò della mia categoria: i preti. Io penso che, globalmente, la situazione sia buona, se paragonata con altre epoche della storia della Chiesa, almeno qualitativamente, perché quantitativamente regioni vastissime sono afflitte dalla penuria di sacerdoti e dunque di Messe. L’impianto formativo è buono, seminario, ratio studiorum, formatori ed accompagnatori. Certo, le situazioni variano da regione a regione, talvolta da diocesi a diocesi. Tra i punti deboli che riscontro nel prete medio c’è una preparazione culturale debole, per mille motivi, e, spesso, alla fine del percorso formativo, una preparazione teologica lacunosa, superficiale, disordinata. Mi spiego: è lacunosa perché alcune materie non vengono studiate, come l’apologetica (ed i risultati si vedono, il mondo prende a pesci in faccia il Cristianesimo e i preti non sanno che cosa rispondere) o l’angelologia (e molti preti non sanno come si fa un esorcismo, ammesso che credano all’esistenza del demonio che sta facendo stragi, e meno male che Papa Francesco ce lo sta ricordando frequentemente); è superficiale perché sono incapaci di accedere alle fonti della teologia, in latino e in greco, e devono affidarsi alle mediazioni culturali di traduzioni e sommari; è disordinata perché studiano moltissime materie, corsi e corsetti, ma manca un impianto trinitario-cristocentrico, che dovrebbe essere quello del Catechismo della Chiesa Cattolica, fede/liturgia/morale/vita spirituale. Ora, se un prete diventa familiare con il Messale, fa ogni giorno un ripasso formidabile di teologia: c’è tutto l’essenziale, in uno schema ordinato, con accesso alla fonte delle fonti che è il Messale in latino. Nel Messale del 1962 trova tanta Bibbia, basti pensare ai Salmi che costituiscono l’impianto delle antifone, trova la rilettura della Scrittura fatta dai Padri nel patrimonio eucologico, ripercorre i misteri della storia della salvezza, si imbatte nelle categorie portanti della fede pensata lungo i secoli in cui è stato formulato il dogma: creazione, peccato, redenzione, santificazione, vita eterna. Ed attenzione, non è una teologia verbosa, un po’ arrogante, spesso noiosa, come talvolta accade nelle aule di una facoltà teologica, ma è una teologia quasi silenziosa come il Canone, umile perché in ginocchio, affascinante perché vissuta con il Corpo di Cristo tra le mani.

E poi la Messa tridentina è una scuola eccellente di pietà sacerdotale. Accenno solo ad un elemento. I preti hanno sempre fretta. Di fretta, entrano in sacrestia, di fretta indossano i paramenti (forse, è questa una delle ragioni perché sono stati ridotti all’essenziale e qualche volta manco quello), di fretta salgono sull’Altare. La Messa tridentina chiede al prete di recitare delle bellissime preghiere mentre si veste, prima di lasciare la sacrestia, quando sta dinanzi all’altare. Entra in una dimensione del tempo dove non c’è più ragione per andare di fretta. Luci di eternità lo avvolgono. È l’augurio che faccio a tutti i miei confratelli sacerdoti: conoscere la Messa tridentina, la sua teologia e la sua spiritualità che brucia di Spirito Santo!

4) Quarta ragione. C’è da essere pessimisti o ragionevolmente ottimisti per come stanno andando le cose nel mondo? A dir la verità, quando indugiamo a fare l’elenco delle cose che non vanno, abbiamo sempre timore di essere tacciati di essere “profeti di sventura”. Non mi avventuro in queste considerazioni perché, da una parte non vorrei peccare contro la seconda delle virtù teologali, dall’altra perché bisognerebbe essere dei tuttologi per capire come stanno le cose. E di tuttologi ce ne sono già tanti. Volentieri lascio il mestiere a loro. Di una cosa, però, cari Amici, sono certo. Al demonio e a ai suoi satelliti è stata lasciata una grande libertà di azione negli ultimi tempi. È una convinzione che nasce dal colloquio con gli esorcisti che avrebbero tante cose da dirci. Non è forse luciferina la pretesa di misconoscere l’armonia della creazione, in cui è stabilita la differenza dei sessi, sottrarsi a questo ordine e gridare, ogni giorno di più, anche a bambini innocenti: “Non oboediam”? Non è satanico l’odio che ha introdotto nel vocabolario una nuova parola, cristianofobia, e che provoca, secondo il sociologo Introvigne, la morte violenta di un cristiano ogni 5/6 minuti di ogni giorno? Insomma, il demonio sta agendo e, quando opera, ha una vittima prediletta: la Chiesa. Pazzo per la rabbia, non potendo far nulla contro lo Sposo, se la prende con la Sposa. Bisogna difendersi, altrimenti le botte le prendiamo tutti e ci facciamo male. Bene, la Messa tridentina, piaccia o no, ha un linguaggio sacramentale oggettivamente più completo ed efficace per contrastare l’azione del demonio. Non ha le esitazioni razionalistiche di un altro Messale nel chiamare per nome il maligno e nel chiedere a Dio Padre di aiutarci nella lotta. Anzi, a pensarci bene, siccome il sacerdote che offre il sacrificio agisce in persona Christi, chi supplica il Padre di sostenere la Chiesa contro il demonio è Gesù Cristo stesso, è Nostro Signore. Da soli che cosa possiamo fare? Schieriamo i fucili contro i missili? Allora, il combattimento lo pratichiamo agli ordini del Generale, Gesù Cristo, anzi lo facciamo svolgere a Lui. E non siamo mai soli, ci sono i Santi e gli Angeli del Cielo, compreso l’Arcangelo Michele che il Papa Leone XIII volle fosse invocato alla fine di ogni Messa. Chi sa, forse, se riprendessimo a farlo, con il Vetus e il Novus Ordo, le cose non andrebbero un po’ meglio?

5) Mi avvio alla conclusione. Accenno alla quinta ragione. La Messa tridentina è bella. E lavia pulchritudinis è un eccellente itinerarium in Deum. È bella la sua lingua, la lingua sacra per eccellenza, il latino, è bella la disposizione dell’altare con il Crocifisso in posizione centrale e non il prete che, per quanto avvenente possa essere, non può paragonarsi al Crocifisso, è bella l’atmosfera di raccoglimento, sono belli i canti, è bella l’umiltà dei fedeli in ginocchio dinanzi alla balaustra, è bella la fede che traluce nello sguardo degli anziani che sanno di adorare Colui che li ha accompagnati nelle varie stagioni della vita e li accoglierà in Cielo, Lui che scende sull’Altare proprio per questo, è bella l’innocenza dei bambini che, qualche volta si annoieranno, ma non dimenticheranno mai che, se il papà e la mamma sono inginocchiati, Colui dinanzi al quale si inginocchiano è più importante del papà e della mamma, è bella la pietà dei giovani che all’inizio del rito ripetono quelle parole immortali ad Deum qui laetificat iuventutem meam, è bella la testimonianza del prete che, nel suo ministero ce la mette tutta per far del bene alla gente, ma, anche se non ci riesce, alla fine della Messa, quando recita il Placeat, sa che ha fatto per loro la cosa più importante, è bella la comunione con i santi del Paradiso che si invocano frequentemente per onorarli e per chiedere l’intercessione, soprattutto Maria Santissima, è Lei bellissima, la Regina del Cielo, che, sul Calvario ha accolto Giovanni l’apostolo, ed in ogni Messa, rinnovazione incruenta del Sacrificio della Croce, come la Messa tridentina solamente sa inculcarci, ci sta accanto. A Lei affido i desideri che portiamo nel cuore perché si diffonda la Messa tridentina, restituita generosamente alla Chiesa da un Papa grande, Benedictus Magnus, ad laudem et gloriam Nominis sui, ad utilitatem quoque nostram totiusque Ecclesiae suae Sanctae.

Il CNSP sull’applicazione del Summorum Pontificum

NOTA UFFICIALE SUL DISAGIO SPIRITUALE E PASTORALE DEI FEDELI PRIVI DELL’APPLICAZIONE DEL SUMMORUM PONTIFICUM IN ITALIA IN QUESTO INIZIO DEL 2014

Il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum desidera richiamare nuovamente l’attenzione dei fedeli e di quanti – religiosi e laici – hanno a cuore la piena e pacifica applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, sulle situazioni di grave disagio spirituale e pastorale dovute alla soppressione di numerose regolari celebrazioni della Santa Messa nella forma straordinaria del rito romano finora assicurate dai Frati Francescani dell’Immacolata. In tal modo, il Coordinamento intende dar voce ai fedeli che hanno subito incolpevolmente la perdita di tante S. Messe, affinché non venga loro negata la cura pastorale che essi filialmente attendono dalla Chiesa.

In proposito, è inevitabile rilevare, purtroppo, che le preoccupazioni espresse dal Coordinamento nella sua precedente nota del 31 luglio scorso hanno trovato ampia conferma. Nelle ultime settimane il Coordinamento ha cercato di raccogliere utili informazioni in ordine a tale doloroso problema, ed ha potuto così appurare che all’11 luglio 2013 (quando, per effetto del noto Decreto della Congregatio Pro Institutis Vitae Consecratae et Societatibus Vitae Apostolicae, sono state sospese tutte le celebrazioni officiate dai Frati Francescani dell’Immacolata) la S. Messa tradizionale risultava celebrata – almeno settimanalmente, ma spesso quotidianamente – pressoché in tutte le 27 Case dell’Istituto (ci si riferisce, ovviamente, alle sole Case ubicate in Italia). Inoltre, essa era celebrata presso le parrocchie affidate ai Frati: si segnalano, in particolare, le parrocchie di Ognissanti a Firenze, di S. Spirito a Ferrara, di S. Maria Maggiore a Trieste, di S. Domenico a Teramo. Infine, la S. Messa era presente presso il Santuario della B. V. Addolorata di Campocavallo (AN), il Seminario di Sassoferrato (AN), nonché presso la Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo a Roma (la “Nunziatina”). In totale, dunque, circa 33 celebrazioni regolari della S. Messa tradizionale. Oggi, a quanto risulta al Coordinamento, la celebrazione è cessata presso tutte le Case conventuali (tre delle quali, tra l’altro, sono state chiuse, così come il Seminario di Sassoferrato), poiché – sempre a quanto consti – non è stata concessa dal Commissario Apostolico la necessaria autorizzazione. È altresì cessata presso le parrocchie di Ferrara e di Trieste, nonché presso la Nunziatina; mentre permane presso le parrocchie di Ognissanti a Firenze e di S. Domenico a Teramo, e presso il Santuario di Campocavallo. Su circa 33 S. Messe, dunque, ne sopravvivono – per quanto risulta al Coordinamento – soltanto 3.

A fronte di ciò, sono segnalate anche ulteriori soppressioni di regolari celebrazioni della Santa Messa tradizionale; soppressioni che – intervenute per decisione, talora improvvisa ed inattesa, delle competenti Autorità – non sembrano trovare motivo né nel disinteresse dei fedeli (i quali, anzi, ne risultano dolorosamente sorpresi), né in particolari esigenze pratiche o organizzative. In questo quadro, si segnala come tristemente emblematica la soppressione della S. Messa celebrata con costante regolarità sin dal 2001 il primo sabato di ogni mese nella Cappella Cesi della Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma. Il Coordinamento, preso atto della mancanza di qualunque comunicazione ufficiale in merito alla questione, con nota del proprio promotore per il Lazio inoltrata alla Basilica nei giorni scorsi, ha chiesto di sapere se si tratti di una soppressione definitiva o di una sospensione temporanea, e quali siano le ragioni della decisione assunta, e resta in fiduciosa attesa di tali chiarimenti.

Con la soppressione per così dire unilaterale di tante celebrazioni, sono state tristemente colpite la sensibilità e la serenità spirituali dei numerosi fedeli che, in piena obbedienza alla Santa Chiesa, e confortati dalla protezione del diritto, trovavano nella viva partecipazione alla S. Messa celebrata secondo il Messale promulgato da S. Pio V e nuovamente edito dal B. Giovanni XXIII – il quale  “ob venerabilem et antiquum eius usum debito gaudeat honore[1] – il proprio insostituibile nutrimento spirituale, ed “una forma, particolarmente appropriata per loro, di incontro con il Mistero della Santissima Eucaristia[2]. Il sentimento di aspra privazione che colpisce tutti questi fedeli, richiama alla mente le illuminate parole di S.S. Benedetto XVI: “ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso[3]. È ugualmente dolorosa la sensazione, spesso suscitata dalle recenti vicende, che, attraverso la soppressione di tante celebrazioni, già felicemente inserite nella vita pastorale di più d’una comunità parrocchiale, o fruttuosamente inquadrate nella vita liturgica delle chiese principali onde “Liturgiam Romanam in Antiquiori Usu, prout pretiosum thesaurum servandum, omnibus largire fidelibus[4], si voglia come allontanare la S. Messa tradizionale dal cuore pulsante della Chiesa, e creare una sorta di periferia liturgica per quei fedeli – quasi fedeli “di serie B” – che amano la S. Messa di San Pio V e vi vedono la mirabile espressione della fede cattolica tutta intera.

Il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum rinnova dunque il proprio accorato appello ai Pastori della Chiesa, perché, con paterna sollecitudine, vogliano assicurare la ripresa della regolare celebrazione delle SS. Messe recentemente soppresse, affinché quanti ne avvertono la spirituale esigenza possano continuare a vivere la loro fede al ritmo della forma straordinaria della Sacra Liturgia: l’uso della Liturgia tradizionale, infatti, è una facoltà elargita per il bene dei fedeli, da interpretare in senso favorevole ai fedeli stessi, che ne sono i principali destinatari[5].

Piacenza, 13.1.2014


[1] “Deve essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico”. Motu Proprio Summorum Pontificum, art. 1.

[2] S.S. Benedetto XVI, Lettera ai Vescovi di tutto il mondo per presentare il “Motu Proprio” sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla riforma del 1970.

[3] S.S. Benedetto XVI, Lettera ai Vescovi di tutto il mondo per presentare il “Motu Proprio” sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla riforma del 1970.

[4] “Offrire a tutti i fedeli la Liturgia Romana nell’Usus Antiquior, considerata tesoro prezioso da conservare”. Istruzione Universae Ecclesiae, 8, a).

[5] Cfr. Istruzione Universae Ecclesiae, 8, b): “(…) considerando ipsum Usum Liturgiae Romanae anno 1962 vigentem esse facultatem ad bonum fidelium datam, ac proinde in favorem fidelium benigne esse interpretandam, quibus praecipue destinatur”.

Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum: appello ad una mobilitazione di tutti i coetus fidelium

A tutti i Coetus Fidelium

che si avvalgono del Motu Proprio Summorum Pontificum

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Gratia vobis et pax a Deo Patre nostro et Domino Iesu Christo!

Confortati dall’esito del secondo Pellegrinaggio Internazionale Summorum Pontificum, raccogliendo l’esortazione di tanti fedeli – di recente ribadita anche dal Coordinamento Toscano Benedetto XVI – Vi scriviamo per promuovere un più stretto legame tra i Coetus Fidelium che, in tutta Italia, si sono costituiti per dare applicazione al Motu Proprio Summorum Pontificum.

Siamo convinti, infatti, che sia ormai tempo di creare e consolidare un forte e fraterno coordinamento fra tutti i Coetus. Vorremmo che davvero nascesse un più intenso movimento spirituale che rinvigorisse l’unione morale e la comunione di intenti che già ci uniscono; e che tutti noi – che crediamo nell’inestinguibile fecondità e nella perenne giovinezza della liturgia tradizionale – riuscissimo a costituirci quale Popolo del Summorum Pontificum, per mettere il nostro entusiasmo e la nostra azione a disposizione di tutta la Chiesa.

Un più diffuso senso di appartenenza comune, al quale in tanti aspiriamo, è indispensabile perché la presenza di ciascuno di noi nella Chiesa – nelle associazioni cattoliche, nelle confraternite, nelle parrocchie, nelle diocesi – possa consolidare ed incrementare la diffusione della liturgia tradizionale, mostrarne l’ineguagliabile splendore e, soprattutto, la perfetta espressione della fede cattolica tutta intera.

Crediamo che il modo migliore per rispondere a quanti – specie fra i nostri Pastori – pensano che il messale del B. Giovanni XXIII stia a cuore solo a pochi fedeli estraniati dalla vita della Chiesa, sia mostrare concretamente la nostra unità: occorre superare l’attuale situazione in cui ciascun gruppo vive nella sua isola felice (o nel suo fortino assediato) e aiutare i fratelli a riscoprire il senso profondo della vera adorazione, colmando, ben radicati nella Chiesa, il vuoto liturgico e dottrinale che oggi l’affligge; un compito al quale ci apprestiamo non già per nostri meriti (che sono miseri e insufficienti), ma in virtù della liturgia tradizionale che ci è stata affidata dal Motu Proprio e che – per quanto ad alcuni possa apparire paradossale – risulta lo strumento principale che la lungimiranza di Papa Benedetto XVI ha posto nelle mani dei fedeli laici per concorrere al rinnovamento della Chiesa.

Il nostro unico obiettivo: la diffusione della Santa Messa tradizionale, la sua promozione, la sua corretta celebrazione, la sua difesa!

Il nostro programma: dimostrare concretamente che non siamo soli nell’amore per la sacra liturgia e che, ben fieri ciascuno della propria storia, delle proprie radici e della propria identità, apparteniamo tutti ad un unico Popolo radunato dal MP Summorum Pontificum. Un popolo “normale”, che vuole avere una vita religiosa “normale” nelle parrocchie, nelle confraternite, nelle associazioni; che chiede cura pastorale piena e completa, come spetta “normalmente” ad ogni fedele; che ha la gioia di aver (ri)trovato il tesoro della liturgia tradizionale e si sforza di operare perché questo tesoro venga (ri)scoperto da tutti. Un Popolo che, proprio perché è tale, sa aiutarsi reciprocamente e fraternamente, sostenere fattivamente i propri sacerdoti e ritrovarsi intorno ad alcune iniziative spirituali comuni (il Popolo si manifesta soprattutto pellegrinando e raccogliendosi sotto il manto di Maria) e che finalmente vuole essere riconosciuto per quello che è, che non può e non vuole rinunciare ad esserlo e che può e vuole esserlo ovunque: una parte vitale e feconda della Chiesa.

Per realizzare questo programma non intendiamo proporre modelli preconfezionati, anche se sappiamo che ogni efficace attività di coordinamento ha bisogno di una pur minima struttura. Dopo due anni di lavoro, è giunto il tempo di un primo serio bilancio, per comprendere cosa ha funzionato, cosa deve essere sviluppato, cosa deve essere corretto: vorremmo discuterne con tutti Voi. La Provvidenza ci ha concesso di maturare un’utile esperienza, di conoscere i problemi di Coetus diffusi in tutta Italia, e vorremmo che questa esperienza portasse frutto per tutti.

Non chiediamo a nessuno un’adesione preventiva, non vogliamo rilasciare tessere né vantare primogeniture: il primo passo che vorremmo compiere in un rinnovato cammino comune è conoscerci e sapere chi siamo, dove siamo. Per questo invitiamo tutti, ma specialmente i rappresentanti dei Coetus ed i fedeli che promuovono, curano e difendono la celebrazione della S. Messa, a voler prendere contatto con noi per concordare incontri su base regionale, per cercare di mettere in comune le energie spirituali e le capacità organizzative, per esaminare il modo migliore di conseguire tale risultato. Lo potrete fare raggiungendo alcuni amici, individuati per singoli territori (onde agevolare gli incontri) agli indirizzi e-mail che trovate qui sotto. Vi preghiamo di farlo al più presto!

Ci è grato diffondere questo appello oggi, nel giorno che la Chiesa dedica all’Immacolata Concezione di Maria Santissima, alla cui particolare e materna protezione ci affidiamo.

In  Jesu et Maria, i promotori regionali del Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum:

Federico Baldelli Purrone (Lazio), Giuseppe Capoccia (Basilicata, Campania, Puglia),Andrea Carradori (Marche), Marcello Derudas (Sardegna), Francesco Forlin (Umbria),Massimiliano Gaj (Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta), Cristiano Gobbi (Friuli – Venezia Giulia, Trentino – Alto Adige, Veneto), Renato Manzo (Abruzzo, Molise), Francesco Palamara (Calabria), Daniele Premoli (Lombardia), Marco Sgroi (Emilia – Romagna),Rosario Tantillo (Sicilia orientale: Agrigento, Caltanissetta, Palermo, Trapani), Giovanni Turturice (Sicilia occidentale: Catania, Enna, Messina, Ragusa, Siracusa)

______________

Indirizzario e-mail (vogliate scrivere, per piacere, all’indirizzo assegnato alla Vostra regione. La mail sarà ricevuta dal corrispondente promotore regionale):

Abruzzo: abruzzo.cnsp@gmail.com

Basilicata: basilicata.cnsp@gmail.com

Calabria: calabria.cnsp@gmail.com

Campania: campania.cnsp@gmail.com

Emilia – Romagna: emiliaromagna.cnsp@gmail.com

Friuli – Venezia Giulia: friuliveneziagiulia.cnsp@gmail.com

Lazio: lazio.cnsp@gmail.com

Liguria: liguria.cnsp@gmail.com

Lombardia: lombardia.cnsp@gmail.com

Marche: marche.cnsp@gmail.com

Molise: molise.cnsp@gmail.com

Piemonte: piemonte.cnsp@gmail.com

Puglia: puglia.cnsp@gmail.com

Sardegna: sardegna.cnsp@gmail.com

Sicilia orientale (Catania, Enna, Messina, Ragusa, Siracusa): siciliaorientale.cnsp@gmail.com

Sicilia occidentale (Agrigento, Caltanissetta, Palermo, Trapani): siciliaoccidentale.cnsp@gmail.com

Trentino – Alto Adige: trentinoaltoadige.cnsp@gmail.com

Umbria: umbria.cnsp@gmail.com

Valle d’Aosta: valledaosta.cnsp@gmail.com

Veneto: veneto.cnsp@gmail.com

Card. Bartolucci: il cordoglio del Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum

Nel giorno in cui la Chiesa si appresta a dare l’estremo commiato al Cardinale Domenico Bartolucci, il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum esprime tutto il suo sincero e profondo cordoglio per la scomparsa dell’indimenticabile Direttore Perpetuo della Cappella Musicale Pontificia, elevando la sua fervida preghiera perché il Signore voglia donargli il premio eterno e accoglierlo nel coro degli Angeli.

Con la sua inarrivabile attività artistica, il Card. Bartolucci dimostrò, secondo le sue stesse parole, che la musica sacra non è un semplice ornamento, ma dà vita al testo liturgico, sicché il cantore è «come un sacerdote»; Egli è stato un vero punto di riferimento non solo per quanti vedevano in Lui il grande musicista, il compositore fecondo e l’interprete magistrale della millenaria tradizione musicale della Chiesa, ma anche per tutti i fedeli che, ravvisando nella liturgia tradizionale la perfetta espressione della fede cattolica tutta intera, hanno creduto e  credono, come Egli affermò, che «difendere il rito antico non è essere passatisti, ma essere “di sempre”».
Il ricordo del Card. Bartolucci sarà dunque conservato con perenne gratitudine da tutto il Popolo Summorum Pontificum: da tutti coloro che promuovono e diffondono la S. Messa tradizionale per testimoniare insieme al Cardinale che essa non è «la Messa di un’epoca particolare: è la nostra messa, la romana, è universale nel tempo e nei luoghi, un’unica lingua dall’Oceania all’Artico».

POPULUS SUMMORUM PONTIFICUM: l’appello del Coordinamento Nazionale

Il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum indirizza ai propri aderenti e a tutti i Coetus Fidelium questo invito alla partecipazione al Pellegrinaggio Summorum Pontificum che inizia giovedì 24 ottobre:
Per testimoniare ad Petri sedem la nostra fede cattolica, apostolica e romana; per uscire dalle periferie pastorali e per condividere il tesoro troppo a lungo nascosto della liturgia tradizionale; perchè nessuno è di troppo nella Chiesa; per partecipare con la sempiterna gioventù della messa gregoriana all’opera della nuova evangelizzazione; per amore di Gesù Cristo, crocefisso e risorto,
 
TUTTI A ROMA!
 
Che la protezione del Cuore Immacolato di Maria ci accompagni sempre
.

Nuove iniziative del Coordinamento Nazionale Summorum Pontificum a favore dei coetus fidelium

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Importante presa di posizione del Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum, in merito alla questione della sospensione delle S. Messe nella Forma Straordinaria del Rito Romano celebrate dai Frati Francescani dell’Immacolata. Dopo il primo comunicato stampa, ora un nuovo intervento, sempre a difesa dei “coetus fidelium” e del Motu Proprio “Summorum Pontificum”

In seguito alla vicenda del commissariamento dei Frati Francescani dell’Immacolata, il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum si è attivato presso i suoi aderenti per monitorare la situazione di quei coetus fidelium che potessero in qualche modo risentirne della vicenda.

Questa Congregazione da anni assicura la regolarità della celebrazione nella forma straordinaria a molti fedeli. Un meritevole apostolato fondamentale per la vita spirituale ed ecclesiale di quanti hanno fatto la loro scelta liturgica secondo le opzioni proposte dal Magistero benedettiano.

Nel Decreto di commissariamento  improvvisamente si subordina la libera celebrazione dei riti nella forma straordinaria – concessi da S.S. Benedetto XVI nel Motu Proprio Summorum Pontificum del 2007 – ad un’autorizzazione esplicita da parte dei Superiori.

Questo provvedimento sappiamo potrebbe causare notevoli disagi a quei gruppi del Summorum Pontificum che avevano l’opportunità di appoggiarsi all’apostolato dei Francescani dell’Immacolata. In alcuni casi si è addirittura parlato di soppressione della celebrazione della S. Messa in EF.

Il Coordinamento ha già inoltrato ai Coordinatori regionali una bozza di lettera perchè venga diffusa agli interessati e che possa, in qualche modo, essere usata dai responsabili di coetus fidelium per sollecitare negli opportuni modi la richiesta di ripresa delle celebrazioni. Chi avesse necessità di averne copia può scrivere a info@summorumpontificum.org

A oggi sappiamo che alcune emergenze sono rientrate risolvendo la situazione direttamente con i Padri preposti alla celebrazione. Altre situazioni rimangono critiche a troveranno da parte del CNSP la massima attenzione e tutto il più fraterno sostegno. Segnalazioni epistolari e telefoniche ci sono giunte da tutta Italia, e anche altre organizzazioni nel mondo legate al Summorum Pontificum ci hanno dimostrato il loro sostegno e osservano con attenzione la vicenda.

E’ stato immediatamente aperto un fronte interlocutorio con le Autorità Vaticane competenti anche attraverso una formale segnalazione scritta nella quale abbiamo manifestato la nostra viva preoccupazione per le possibili conseguenze che possono ricadere sui fedeli.

Crediamo che l’attuale momento di riflessione chiesto alla Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata sia l’occasione opportuna perché tutta quanta la Chiesa consapevolizzi maggiormente le scelte che essa stessa – nel Suo Capo visibile – fece sei anni fa.

La liturgia nella forma straordinaria è una risorsa – così ci è stato insegnato – ed é imprescindibile non solo per la nuova evangelizzazione ma la riforma stessa della Chiesa che è semper reformanda.

In vicende come queste, pertanto, dobbiamo tutti chinarci a riflettere sulla ricchezza di quel venerabile patrimonio liturgico che la mente di Papa Benedetto ha voluto dischiudere: chi lo comprende e anche chi non lo comprende.

Per gli uni si vedrà come tanta bellezza sia estremamente delicata e quindi meriti maggior impegno nella sua tutela. Per gli altri si vedrà che il Summorum Pontificum é segno profetico di pace. In entrambe in casi l’amore per quell’atto magisteriale é amore per la medesima unità che incarna.

Il Coordinamento non ha grandi mezzi ma sta lavorando perché la libertà di ogni fedele di aderire ad un preciso progetto di vita spirituale attraverso la liturgia venga salvaguardata. Solo in tal modo, come ricorda papa Francesco, saremo anche noi buoni servitori del “sentire cum Ecclesia”.

Certamente, questo “sentire cum” resta il punto di incontro cui tutti dobbiamo convergere e nessuno può dirsi arrivato.

tratto da www.summorumpontificum.org

Il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum: salvaguardia dei diritti dei “coetus fidelium”

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COMUNICATO STAMPA

Il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum (CNSP) preso atto con filiale rispetto del particolare momento di riflessione chiesto dalla Sede Apostolica alla Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata, volendo evitare ogni indebito giudizio in questioni interne ad un Istituto Religioso di diritto pontificio, esprime, tuttavia, viva preoccupazione che le nuove disposizioni relative alla celebrazione della forma straordinaria del rito romano da parte dei RR. Padri della Congregazione possano in qualche modo privare numerosi coetus fidelium del prezioso servizio liturgico sin qui loro assicurato.

Una simile circostanza rischierebbe, in concreto, di ostacolare l’esercizio di un diritto dei fedeli – riconosciuto e regolato dalle norme generali del Motu Proprio Summorum Pontificum e dall’Istruzione Universae Ecclesiae – a suo tempo disposto dalla mente di S.S. Benedetto XVI a maggior gloria di Dio e a santificazione del Suo Popolo, “discordiam vitando et totius Ecclesiae unitatem fovendo” (SP – art. 5, § 1).

Il CNSP confida, pertanto, che gli Ecc.mi Vescovi e le altre Autorità Ecclesiastiche competenti vogliano provvedere con paterna sollecitudine ad assicurare la regolarità delle celebrazioni delle SS. Messe nella forma straordinaria e in particolare per quei coetus fidelium finora affidati al fecondo apostolato della Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata, affinché tutti i fedeli che lo desiderano possano continuare a vivere la loro Fede secondo il ritmo della forma straordinaria della Sacra Liturgia, in un vero sentire cum Ecclesia.

Per sostenere questo impegno, il Coordinamento invita ad elevare fervide preghiere alla SS.ma Vergine Maria Immacolata perché i tanti coetus fidelium che si stanno costituendo ricevano sempre l’attenta cura pastorale dei loro Ordinari e il Motu Proprio sia pienamente applicato in ogni diocesi.

Piacenza, 30 Luglio 2013.

Per il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum

Emanuele Fiocchi

Portavoce Nazionale

dal sito: summorumpontificum.org

Pellegrinaggio tradizionale alla Madonna del Poggetto: i ringraziamenti del nuovo Movimento Liturgico Benedettiano di Ferrara

Il Nuovo Movimento Liturgico Benedettiano di Ferrara, aderente al Coordinamento Nazionale Summorum Pontificum e al Coordinamento Regionale del medesimo, chiede di poter usare queste pagine per ringraziare quanti hanno aiutato nei preparativi per il recente Pellegrinaggio Mariano e per la Santa Messa solenne nella Forma Extraordinaria del Rito Romano di Pentecoste al Santuario della Madonna del Poggetto, il 19 maggio 2013.

Oltre ai ringraziamenti per il Celebrante, Don Luca Martini, per il Diacono, Don Leo Sgarzi e per il Suddiacono, Don Enrico Peverada, il Nuovo Movimento Liturgico vorrebbe ringraziare tutti i ministranti che sono accorsi dall’Emilia-Romagna e i cori, il San Michele Arcangelo di Monghidoro, il San Gregorio Magno di Ferrara, il San Gregorio Magno di Castel San Giovanni (Pc) e il San Filippo Neri di Ferrara. Un sentito ringraziamento ai parrocchiani di Sant’Egidio per aver organizzato i magnifici fiori e ai vari devoti addetti alla sagrestia del Santuario per aver riportato l’altare, il presbiterio e tutto quanto in conformità con le regole liturgiche del 1962. Un ringraziamento ai volontari dello stand gastronomico che si sono prestati per i lavori faticosi e per aver fatto mangiare e stare in allegria alla fine delle cerimonie.

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La monumentale omelia di S.E. mons. Negri al Pellegrinaggio emiliano-romagnolo dei “Summorum Pontificum”

Omelia tenuta da S. Ecc. Mons. Luigi Negri

alla S. Messa solenne in Forma Extraordinaria del Rito Romano

il giorno di Pentecoste (19 maggio 2013)

per il Popolo Summorum Pontificum

al Santuario della Madonna del Poggetto

 mons. Luigi Negri

La S. Messa secondo il rito antico è celebrata oggi nella grande Solennità di Pentecoste, che ricorda alla Chiesa di ogni tempo, di ogni momento, e quindi ad ogni cristiano, che l’avvenimento della Fede e quindi lo svilupparsi della Fede in una vita di comunità e in una vita di comunione, in una pratica della carità, in un esercizio attivo della missione, tutto questo nasce dal miracolo dell’effusione dello Spirito Santo nel cuore dei fedeli, che è dono purissimo del Signore!

Il Santo Padre Benedetto XVI, in un intervento mirabile tenuto durante il Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione – a cui ebbi l’onore di partecipare, invitato personalmente da Benedetto XVI – disse, “la Chiesa non nasce per una decisione della base. La Chiesa non nasce da nessuna assemblea costituente.” La Chiesa nasce per opera dello Spirito Santo, che cambia il cuore degli uomini e li identifica con il Cuore stesso di Dio. È lo Spirito del Signore crocifisso e risorto. È il suo modo di sentire la vita, il suo modo di giudicare l’esistenza, il suo modo di rapportarsi agli uomini. È la novità del suo essere e del suo esistere che è passata in maniera, come dire, dirompente nella vita di una comunità che certamente era in preghiera, attendendolo, ma che non poteva assolutamente presumere di entrare nella modalità e nel contenuto del grande evento di cui sono stati spettatori e sono diventati protagonisti. Lo Spirito cambia il cuore dell’uomo, il suo modo di essere, il suo modo di agire e il suo modo di sentire l’esistenza. Prosegue nel mondo l’Umanità di Cristo: la Chiesa che nasce dallo Spirito si mantiene viva nello Spirito, si comunica agli uomini attraverso lo Spirito. Questa Chiesa è il volto definitivo che nella storia assume il Signore Gesù Cristo!

Noi abbiamo questa altra grande e definitiva eredità: quella di partecipare veramente al mistero della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, di viverla con verità nella nostra vita di ogni giorno, nella buone e nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore come dicono i protagonisti del grande Sacramento ecclesiale che è il Matrimonio. Io credo che questo situi la vostra lodevole iniziativa del Pellegrinaggio, con questa Messa, nel suo contesto vero. Io mi auguro e vi auguro che questa celebrazione eucaristica nel giorno della Pentecoste serva a ciascuno di voi – come penso e spero sia servita a me – per ritrovare il calore degli inizi, il calore dell’evento della Chiesa generato dallo Spirito Santo. La grandezza dell’evento della nostra missione è quella di farci apprendere questa novità e non tenerla ciascuno per sé ma di diffonderla a tutti gli uomini.

Ho partecipato ieri alla Veglia di Pentecoste che il Papa Francesco ha tenuto con oltre 150.000 giovani delle varie realtà ecclesiali. A un certo punto il Papa ha detto con il suo stile sincero e spigliato fino a una durezza cui non si era abituati: “la Chiesa non deve stare dentro di sé”. Non deve chiudersi in sé. Se si chiude in sé si ammala. La Chiesa deve uscire da sé, non abbandonando la sua identità, ma per vivere la sua identità, perché l’ambito vitale della Chiesa è la missione e occorre dunque che la Chiesa esca da sé e vada verso gli uomini, visitando tutte le periferie dell’esistenza dell’uomo d’oggi.

Quindi la Pentecoste vi consegna la missione ecclesiale. Vi consegna il vanto dell’essere testimoni di Cristo risorto fino agli estremi confini del mondo, generatori – lo dice Sant’Ireneo in un brano formidabile – resi capaci di essere generatori dei figli di Dio. Di fare degli uomini dei figli di Dio.

Mi è già accaduto, pure in questi pochi mesi del mio servizio episcopale qui, di chiarire quali sono i termini della vita e della missione. Non posso e non debbo in questo momento di saluto rievocare tutto, ma a mio parere è importante situare questa celebrazione sotto il volto e lo sguardo tenero e forte di Maria e situarla come un evento di grazia e di responsabilità. Il Cristianesimo è un evento di grazia perché ci è donato integralmente e nessuno può dire, “ho diritto”. Non avevamo diritto alla Fede. Non avevamo diritto all’Incarnazione del Figlio di Dio. Così ricordiamo qualche volta i nostri “fedeli” che vengono a chiedere o a pretendere i Sacramenti: loro non hanno alcun diritto sui Sacramenti. I Sacramenti sono un dono che la Chiesa ha ricevuto dal Signore Gesù Cristo e la Chiesa li consegna a coloro che sono nella condizione di assumerli in maniera adeguata. Mi riferisco alla questione assolutamente inconsistente – dal punto di vista teologico e pastorale – del “diritto” dei divorziati risposati a ricevere l’Eucaristia.

Allora, questa grazia della Chiesa voi la vivete nel punto sorgivo della Fede, che è l’Eucarestia, la celebrazione liturgica. Voi la attingete per la prudente e grande misericordia centrale di Benedetto XVI. Potete assumerla utilizzando uno dei due grandi tesori della liturgia della Chiesa: la liturgia tradizionale. Non alternativa alla liturgia riformata del Concilio Vaticano II, ma che vive con piena dignità, con piena fisionomia, con piena libertà e con piena responsabilità accanto alla liturgia riformata. Benedetto XVI l’ha detto con mirabile chiarezza nel Motu Proprio. Ha voluto ampliare la possibilità di vivere la ricchezza della liturgia della Chiesa; perciò ha chiesto a tutta la Chiesa, cominciando dai Vescovi, di essere rispettosi di questo suo intendimento di allargare i tesori della Chiesa, concedendo a chi ne sente legittimamente il desiderio di favorire il diritto di poter accedere a questo tesoro “antico” e di viverlo con pienezza nella contemporaneità per la verità della Fede di oggi e della missione di oggi. Il Papa ha così certamente superato quella  contraddizione spuria e inaccettabile fra “antico” e “presente”, rompendo e superando quell’ermeneutica della discontinuità per ciò che viveva prima del Concilio e ciò che ha annunziato il Concilio e ciò che l’attuazione del Concilio ha faticosamente portato al vivere attuale. C’è un’unica Chiesa del Signore, cui lo Spirito ha dato da vivere momenti diversi; il Concilio Ecumenico Vaticano II è stato un momento di straordinaria importanza, anche se di grande sfida per la crescita della Chiesa.

Allora voi utilizzate – e io sono lieto che lo facciate anche in questa Diocesi della quale sono Arcivescovo da pochi mesi – questa liturgia. Non contro qualcuno, o per affermare opinioni, ma per vivere il mistero della Chiesa secondo la profondità e la verità con cui sentite il dovere e il diritto di vivere. E la Chiesa rende possibile anche questo. Benedetto XVI – io non sono una persona che usa le parole per modo di dire – Benedetto XVI ha usato una misericordia pastorale mettendo a servizio della Fede dei singoli Cristiani o dei piccoli gruppi che potrebbero anche non essere identificati strettamente dal punto di vista numerico: i “coetus” sono tutti quei fedeli che hanno il diritto e il dovere di poter accedere a questa liturgia. L’avete fra le mani; la Chiesa vi consente di introdurla con piena libertà. Non potrà esserci nessuno, nessuna Diocesi in Italia o nel mondo che vi dica di no. Nel momento in cui ci dovesse essere un solo “no”, il Vescovo deve essere chiamato in causa. Prima di allora, il dialogo fra i fedeli che vogliono la liturgia antica e la Chiesa è un dialogo tra fedeli e il Sacerdote che si sente di aiutarvi in questo vostro esercizio e questa vostra volontà di partecipare a questo rito antico e bellissimo che – certamente – esige per partecipare adeguatamente una corrispettiva preparazione che certamente voi avrete. Io penso che perché diventi un’esperienza per i tanti che non la conoscono occorra un periodo di formazione e di preparazione. Io ho tentato di attuare il Motu Proprio in una Diocesi piccola com’è quella di San Marino-Montefeltro senza particolari reazioni. Lì dove ci sono state invece le ho raccolte in una relazione al Santo Padre esprimendo come era stato gestita la situazione, anche perché mancavano le linee attuative arrivate più di due anni dopo. Io ho ricevuto una breve lettera personale da Benedetto XVI che ha lodato il modo con cui senza tensioni la Messa antica era stata riportata nella Diocesi di San Marino-Montefeltro. Praticate la liturgia antica per voi. Per la verità della vostra Fede. Per la verità della vostra Carità. Per l’impeto della vostra missione. Come quelli che la devono praticare con la liturgia riformata per la verità della loro Fede e la loro Carità: sono due tesori che servono ad un unico popolo. E quest’unico popolo maturo si alimenta della Fede proprio se sa vivere la libertà che la Chiesa concede. La libertà liturgica che, in questo caso, la Chiesa non solo concede ma garantisce.

Non abbiate delle opinioni da difendere o da opporre agli altri. L’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio non è custode di nessun’opinione e non è propagatore di nessun’opinione. L’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio ha una sola opinione: la verità del Signore, il Vangelo, la Tradizione della Chiesa, il Magistero del Santo Padre ed il Suo proprio sempre in collegamento con quello del Santo Padre. Questo è lo spazio entro cui Benedetto XVI l’ha concesso. Io sono stato tra i Vescovi (devo dire la verità, non moltissimi) che hanno guadagnato da tutto questo un approfondimento della propria identità in merito all’esperienza di Dio. È una grandezza, non soltanto per coloro che lo praticano, ma è una grandezza per tutta la Chiesa.

Per questo – e concludo – dovrete sempre cercare il massimo di adesioni alla vita della comunità ecclesiale. Questa pratica non vi sottrae dalla vita della comunità ecclesiale né tanto meno dalla faticosa ma altrettanto bella realizzazione della comunione. In questa nostra terra la vita ecclesiale è fortemente impegnata nella lenta ma inesorabile fatica di emergere dalle rovine materiali che sono state una grande sfida, come ho scritto, a recuperare la Fede e la Carità. Io sono calato nel clero di questa Diocesi e ho visto che ci sono tanti laici che non si sono fatti mettere in crisi dalle vicende del terremoto di un anno fa, che ha reso impraticabile centinaia di chiese. Esso li ha costretti e ci costringe ancora a vivere l’Eucarestia ancora in luoghi di fortuna o nelle sale in cui le comunità sono ospitate o celebrandola nei pochi luoghi risparmiati dal terremoto. Il terremoto ha distrutto le case e le chiese. Non ha distrutto la Fede. Su questa Fede contiamo di riprendere. Purtroppo dobbiamo sperare anche nelle istituzioni pubbliche, che fino ad ora non hanno dato grande prova di tempestività, ma la prima risorsa che abbiamo è la nostra esperienza di Fede. Siamo tutti dentro un’unica Chiesa: perciò, anche in quest’esperienza particolarissima e bellissima che vivete, dovete cercare di vivere ogni giorno di più come membra vive della Chiesa, partecipando all’unico Sangue e all’unico Corpo del Signore di modo che, crescendo in voi la Fede, la Speranza e la Carità, siate membra vive di questa Chiesa nel mondo.

Vi seguo con affetto. Vi incoraggio nel vostro cammino. Vi chiedo quella sana umiltà che Papa Francesco, prima di chiederla alla sua Chiesa, testimonia ogni giorno con la sua presenza e col suo modo d’essere. Non abbiate altra preoccupazione se non quella di vivere nel profondo quel che la Chiesa ha concesso per il bene vostro e di tutta la Chiesa. Siate certi che non vi mancherà mai né la mia accoglienza né il mio sostegno. La mia correzione, se fosse necessario, come per ogni comunità qualora questo mio compito si dovesse esprimere, ma suppongo che non avverrà mai! Proseguite con questa S. Messa che non ho voluto interrompere. Intendo perciò sottolineare che non ho potuto partecipare in toto alla pregevole iniziativa solo perché mi attendevano e ancora mi aspettano gli impegni diocesani legati alla solennità odierna.

Ora, perché il vostro cammino sia chiaro e sicuro abbracciate la verità, dono del Signore che lo Spirito Santo fa a tutta la Chiesa e che il Vescovo custodisce, protegge e comunica. Pregate ora per me, per questa non lieve fatica che mi sento sulle spalle e che verso la fine della mia vita ho inteso assumermi come ubbidienza al Vicario di Cristo, che mi ha chiesto con un’insistenza che ha tolto ogni possibilità di resistenza.

Auguri a tutti!