Archivio della categoria: Populus Summorum Pontificum
POPULUS SUMMORUM PONTIFICUM: il programma completo
1 > Giovedì 24 ottobre, ore 19,15: Vespri pontificali di San Raffaele e accoglienza dei pellegrini alla Santissima Trinità dei Pellegrini
2 > Venerdì 25 ottobre, ore 9: Rosario (chiesa da precisare) seguito da visite culturali in gruppo o libere
3 > Venerdì 25 ottobre, ore 11,45: Incontro sacerdotale con Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione (per sacerdoti e seminaristi: prenotare presso barthe.cisp@mail.com)
4 > Venerdì 25 ottobre, ore 16,45: Via Crucis sul colle Palatino (a cura dell’Opera Familia Christi), appuntamento sotto l’arco di Tito
5 > Venerdì 25 ottobre, ore 19: Messa pontificale alla Santissima Trinità dei Pellegrini, celebrata da Mons. Schneider, vescovo ausiliare di Astana, e cantata dalla Schola Sainte Cécile (Parigi)
6 > Sabato 26 ottobre mattina: Adorazione eucaristica alla Chiesa Nuova (Santa Maria in Vallicella) alle ore 9, seguita dalla processione verso San Pietro per il pontificale celebrato da Sua Eminenza, il cardinale Dario Castrillón Hoyos alle ore 11
7 > Domenica 27 ottobre, 9.30: Solennità di Cristo Re celebrata da Mons. Rifan, ordinario della diocesi personale di Campos, Basilica di Santa Maria sopra Minerva
(da confermare: Sabato 26 ottobre, ore 16: Incontro per i laici)
da unacumpapanostro.com
Card. Castrillon Hoyos: il comunicato ufficiale del C.I.S.P.
COMUNICATO DEL CŒTUS INTERNATIONALIS SUMMORUM PONTIFICUM
8 SETTEMBRE 2013, FESTA DELLA NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA
Il Card. Dario Castrillón Hoyos in San Pietro a Roma
con il popolo Summorum Pontificum
Il CISP è lietissimo di annunciare che sarà il Card. Dario Castrillón Hoyos a celebrare, nella Basilica di San Pietro, la Messa Pontificale di sabato 26 ottobre alle h. 11, nel corso del pellegrinaggio del popolo Summorum Pontificum a Roma.
La celebrazione del 26 ottobre darà ai sacerdoti secolari e regolari, ai seminaristi e ai fedeli del popolo Summorum Pontificum l’occasione di manifestare la loro riconoscenza e il loro affetto nei confronti del Card. Castrillón Hoyos per la vasta e fruttuosa attività che Egli ha svolto a servizio della Chiesa, in particolare in occasione della preparazione e della pubblicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, di cui il Cardinale è il testimone storico e la memoria vivente.
Il CISP ringrazia ancor più vivamente Sua Eminenza per la sua disponibilità perché il 26 ottobre sarà il 61° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, conferitagli a Roma il 26 ottobre 1952, nella Basilica dei Santi Apostoli. La Messa Pontificale di ringraziamento in San Pietro sarà uno dei momenti forti del Pellegrinaggio, nell’intero corso del quale potrà esprimersi l’eterna giovinezza della forma straordinaria del rito romano, con cui il popolo Summorum Pontificum intende contribuire allo slancio missionario della Nuova Evangelizzazione.
POPULUS SUMMORUM PONTIFICUM: in San Pietro celebra il card. Castrillon Hoyos!
Populus Summorum Pontificum: alcune precisazioni del C.I.S.P.
POPULUS SUMMORUM PONTIFICUM: il programma provvisorio
Programma provvisorio
Giovedì 24 ottobre, ore 18.30: Vespri e accoglienza dei pellegrini alla Santissima Trinità dei Pellegrini
Venerdì 25 ottobre, ore 8.30: Rosario a Santa Maria Maggiore seguito da visite culturali in gruppo o libere
Venerdì 25 ottobre, ore 11,30: Incontro sacerdotale
Venerdì 25 ottobre, ore 17: Via Crucis per le strade di Roma (a cura dell’Opera Familia Christi)
Venerdì 25 ottobre, ore 19: S. Messa pontificale alla Santissima Trinità dei Pellegrini
Sabato 26 ottobre mattina: Adorazione eucaristica a San Salvatore in Lauro (dalle 8 in poi), processione alle 9.30, Messa pontificale ‘Salve Sancta Parens’ in San Pietro (ore 11)
Sabato 26 ottobre, ore 16: Tavola rotonda “Il Summorum Pontificum tra messaggio e speranza: continuità e servizio alla Chiesa nell’Anno della Fede”
Domenica 27 ottobre, 9.30: Solennità di Cristo Re celebrata da Mons. Rifan, ordinario della diocesi personale di Campos
Pellegrinaggio POPULUS SUMMORUM PONTIFICUM: conferenza stampa del cappellano Abbè Barthe
Conferenza Stampa del Coetus Internationalis Summorum Pontificum
Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, Roma, 26 giugno 2013
Intervento di don Claude Barthe, cappellano del Pellegrinaggio
(contatto: barthe.cisp@mail.com)
Con questa seconda edizione del Pellegrinaggio Summorum Pontificum, i pellegrini legati alla forma straordinaria del rito romano sono invitati a chiudere l’Anno della Fede così come l’hanno cominciato, ovverosia venendo a Roma per esprimere la loro adesione alla Missione della Chiesa e il loro desiderio di parteciparvi maggiormente. Lo faranno attraverso diverse cerimonie e atti di devozione che culmineranno sabato 26 ottobre con una processione verso San Pietro per la Santa Messa celebrata, alle ore 11, nella Basilica Vaticana.
La chiusura del Pellegrinaggio si farà invece la domenica 27 ottobre, solennità di Cristo Re nell’Ordo tradizionale, con una Santa Messa celebrata da S. Ecc.za Mons. Rifan, Ordinario dell’Amministrazione apostolica di Campos (Brasile), un vescovo dalla fine del mondo. Questo momento sarà per tutto il popolo Summorum Pontificum non solo la conclusione del Pellegrinaggio e dell’Annus Fidei ma soprattutto un inizio, una nuova partenza per la missione.
La perennemente giovane e fervente liturgia tradizionale, che dilaga serenamente in quasi tutto il mondo cattolico, offre il suo particolarissimo soffio spirituale all’opera della Nuova evangelizzazione. Molto attraente per i giovani cattolici che la scoprono, a causa della sua potente forza d’identità e d’espressione del sacro, è, di fatto, uno degli elementi portanti della Nuova evangelizzazione. D’altronde rappresenta intrinsecamente, come provato dai fatti, un mezzo privilegiato di catechesi sulla presenza reale di Cristo, il significato del sacerdozio, e il valore del sacrificio eucaristico.
In sé, tutti i pellegrinaggi ad Petri sedem, presso la tomba di Pietro, sono pellegrinaggi attorno al vescovo di Roma e intendono essere una testimonianza di affetto filiale nei confronti del successore di Pietro. Nello specifico, devo dire che l’affetto mi pare reciproco: sappiamo che Papa Francesco ha grande interesse per tutto ciò che può rinnovare e ringiovanire il volto della Chiesa e sembra che questo Papa venuto da lontano abbia compreso con un’intelligenza molto intuitiva quali fossero le forze vive del cattolicesimo nella nostra attempata cattolicità europea.
Penso, per esempio, alla recentissima nomina a Liegi, nel Belgio, di un vescovo legato alla comunità di Sant’Egidio, dunque presunto moderno ma che, come sacerdote, ha beneficiato e fatto beneficiare del Motu Proprio Summorum Pontificum. Tale scelta dimostra la grande libertà di pensiero di Papa Francesco: ormai ciò che conta è la rinascita dell’apostolato, senza vincoli ideologici. Papa Francesco vive naturalmente, per quanto lo riguarda, ciò che il suo predecessore Benedetto XVI insegnava ai vescovi francesi a Lourdes nel 2008: “Nessuno è di troppo nella Chiesa.”
L’anno scorso, il Cardinale Cañizares, nella sua omelia in occasione della messa a San Pietro, aveva insistito sulla fecondità della forma straordinaria in vocazioni sacerdotali e religiose. E’ chiaro che gli istituti, le associazioni, i seminari, le scuole, lo scautismo legati alla forma straordinaria, hanno uno spazio di rilievo nell’ambito di ciò che si suole chiamare il “nuovo cattolicesimo”. Di fatto, esso è caratterizzato dal suo slancio missionario, dalle sue comunità nate dal Concilio, dalle sue opere per la gioventù e dalle sue famiglie, spesso numerose. Non dimentichiamo inoltre che in vari paesi, in un contesto di estrema penuria di vocazioni, una parte crescente dei seminaristi sia vocata alla forma straordinaria (in Francia, il 15% delle ordinazioni sono per la forma straordinaria), ciò fornisce un’indicazione chiara sulla futura fisionomia del clero.
Per il resto, gli steccati stanno cadendo. In virtù del numero dei preti diocesani che hanno trovato frutto e gioia nel celebrare anche la messa nella forma straordinaria, del numero di seminaristi diocesani che imparano a celebrare questa forma, del numero di fedeli che vogliono anche poterne beneficiare nelle loro parrocchie, i contatti e gli scambi intracattolici sono all’ordine del giorno. L’Anno della Fede passa dunque anche attraverso il Pellegrinaggio Summorum Pontificum.
Tutte le associazioni, tutte le comunità diocesane ed Ecclesia Dei sono le benvenute, ma perché il Pellegrinaggio sia veramente di tutti, e soprattutto non una sfilata di associazioni, sono le persone ad essere invitate: i cattolici delle parrocchie, delle diocesi, delle comunità, i fedeli, i preti, i religiosi, i seminaristi, qualunque sia la loro appartenenza, che rappresenteranno questo popolo Summorum Pontificum al quale intendiamo dare voce.
Tutti. Senza alcuna eccezione. Proprio come l’anno scorso ritroveremo in San Pietro anche dei fedeli vicini alla Fraternità San Pio X. Roma è per eccellenza il luogo dell’unità: la messa tradizionale, liberamente e pacificamente celebrata (*) è a questo riguardo un potente motore di unità interna del cattolicesimo.
(*) “L’uso del messale del 1962 è normale” aveva detto il Prefetto per la Congregazione per il Culto divino l’anno scorso.
Il Populus Summorum Pontificum tra presente e futuro
Intervista di Alessandro Speciale di Vatican Insider del presidente del comitato organizzatore, Giuseppe Capoccia.
Come vede il popolo del Summorum Pontificum l’elezione di Papa Francesco e i suoi primi mesi?
“Come tanti cattolici, abbiamo vissuto con sconcerto la rinuncia del nostro amatissimo Papa Benedetto. Ed anche per noi è stata una sorpresa l’elezione di papa Francesco che pochissimi sino a quel momento conoscevano. Siamo stati, dunque, molto attenti ai suoi gesti ed alle sue parole. E le sue parole ci hanno subito rassicurati e confortati: ha parlato del diavolo che opera contro di noi ma che non può nulla contro la misericordia di Dio, ci ha invitati a non perdere la fiducia nell’amore di Dio, ci ha chiamati a ‘uscire’ dalla nostra routine per andare incontro alle periferie dell’umanità; a non diventare una sorta di collezionisti di antichità, o di novità’”.
Cosa pensate del suo stile liturgico? Il suo pontificato andrà in direzione opposta a quello di Benedetto XVI?
“Sarebbe ipocrita nascondere che se per un verso le parole di papa Francesco ci danno coraggio, alcuni suoi gesti ci lasciano spiazzati e comprendiamo anche coloro che esprimono disagio. Tuttavia, da persone sensibili alla tradizione, dunque al tempo lungo, non ci facciamo ingannare dal tempo breve: Papa Francesco viene da una cultura liturgica e pastorale diversa da quella romana, ed occorre del tempo perché possa introdursi nel clima della tradizione liturgica pontificale. D’altra parte, non bisogna pensare che la liturgia si possa ridurre ad una questione di stili celebrativi, oltre i quali debbono sempre prevalere la solidità e la consistenza teologica del rito”.
Quindi per ora sospendete il giudizio…
“Ogni Pontificato esprime proprie specificità; e se Papa Benedetto considerava il crollo della liturgia come causa e segno del crollo della Fede, non ci sembra che Papa Francesco si muova in direzioni differenti: basti considerare che l’ampio risalto dato, col permesso del Papa stesso, alla sua Messa quotidiana in Santa Marta risulta efficace monito per tutti i cattolici, presbiteri e laici, a prendere piena coscienza che solo l’Eucaristia è fonte dell’evangelizzazione”.
Altre espressioni del mondo tradizionalista sono state molto critiche con Papa Francesco, a cominciare dai lefebvriani. Cosa rispondete?
“Abbiamo letto e ascoltato incomprensioni e inquietudini provenienti da alcuni settori del mondo tradizionale. Spesso, dobbiamo dirlo, si è trattato di reazioni fondate su false informazioni. Quanto ai lefebvriani, le dichiarazioni ufficiali ci sono sembrate piuttosto riservate e prudenti. Non ci stupisce poi che qualcuno si sia lasciato andare a commenti più duri, ma forse occorre ricercarne le motivazioni nelle dinamiche interne alla Fraternità, piuttosto che in una reale diffidenza nei confronti del Santo Padre.
Quante persone vi aspettate al pellegrinaggio di quest’anno?
“Speriamo di accogliere 3000 persone per il sabato, giorno della processione e della Messa in San Pietro e di far giungere oltre 500 pellegrini da fuori Italia per i tre giorni del pellegrinaggio. Avremo un’idea più precisa a fine giugno quando presenteremo il programma ufficiale”.
Cosa volete comunicare al mondo cattolico in generale con la vostra iniziativa?
“Per anni, i fedeli e i sacerdoti legati alla tradizione liturgica della Chiesa sono stati ghettizzati e trattati con disprezzo se non con astio: sono stati confinati nelle periferie della Chiesa dalle quali occorreva tenersi alla larga. Desideriamo contribuire alla guarigione definitiva delle ferite provocate durante questi anni di persecuzione e di ingiustizia e ci sembra opportuno farlo senza rivendicazioni, ma inserendoci nella dinamica nuova alla quale ci chiama la Chiesa. Intendiamo essere testimoni, nella gioia e in spirito di servizio, dell’unità della Chiesa”.
Sarà possibile continuare il vostro percorso con papa Francesco?
“Nel contesto particolare del nuovo Pontificato, desideriamo pure illustrare quanto la forma straordinaria del rito romano sia uno strumento adattissimo alla riscoperta della povertà alla quale ci richiama Papa Francesco: inginocchiarsi, supplicare, tacere, confessare sono quattro attitudini caratteristiche sia della Messa tradizionale sia della povertà di spirito. Non solo: la riscoperta di ciò che san Francesco diceva della liturgia – non dimentichiamo che fu proprio lui a portare il Messale romano fuori dalla corte pontificia – potrebbe far comprendere ancor meglio la povertà cristiana, l’essere poveri in spirito, quasi mendicanti di Cristo che ci viene incontro nella liturgia e non ci priva del Suo splendore, aprendoci le porte del Cielo, dov’è la vera ricchezza: non è un caso se l’ultimo Santo a celebrare la Messa tradizionale per tutta la sua vita è stato proprio Padre Pio, specchio fedele di san Francesco”.
Ottobre 2013 : IL POPOLO SUMMORUM PONTIFICUM TORNA A ROMA A CONCLUSIONE DELL’ANNO DELLA FEDE
Il Cœtus Internationalis Summorum Pontificum (CISP) è lieto di annunciare che chiuderà l’Anno della Fede con una peregrinatio Ad Petri Sedem.
Dopo il fecondo successo spirituale del pellegrinaggio 2012, il popolo Summorum Pontificum torna a Roma per far risplendere la perenne giovinezza della liturgia tradizionale presso la tomba dell’Apostolo. Il CISP intende così partecipare all’armonia e all’edificazione della Chiesa universale, nella docilità all’azione dello Spirito Santo.
Il pellegrinaggio si terrà da giovedì 24 a domenica 27 ottobre 2013, e la sua organizzazione è stata avviata già da alcuni mesi, aderendo all’incoraggiamento a “seguir adelante” (andare avanti) calorosamente indirizzato al CISP dal Cardinale Canizares Lovera, Prefetto della Congregazione del Culto Divino, al termine del pontificale del 3 novembre. Lo scorso 14 marzo, il Cardinale Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro, ha comunicato la disponibilità della basilica il prossimo sabato 26 ottobre 2013, ore 11, per la celebrazione solenne, momento culminante del pellegrinaggio.
Il CISP ringrazia il Card. Comastri per la sua benevolenza e invita tutti i gruppi che curano la celebrazione della Santa Messa nella forma straordinaria del rito romano a prepararsi sin d’ora con la preghiera al pellegrinaggio, e a sostenerne attivamente l’organizzazione, affinché tutti i sacerdoti, i religiosi, i seminaristi e i fedeli legati alla liturgia tradizionale possano convenire numerosi a Roma a dimostrare il loro amore per la Chiesa e la sede di Pietro.
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Il CISP, costituito nel luglio dello scorso anno per l’organizzazione del pellegrinaggio del 2012, è oggi guidato da un comitato composto dal Cons. Giuseppe Capoccia, Delegato Generale, da Guillaume Ferluc, Segretario Generale, e da Don Claude Barthe, Cappellano. Il Cons. Capoccia succede al Cons. Riccardo Turrini Vita, nominato il 31 dicembre scorso Giudice della Corte d’Appello dello Stato della Città del Vaticano.
fonte: unacumpapanostro.wordpress.com
L’Abbè Barthe dopo il pellegrinaggio a Roma
Al termine di questa messa trionfale, abbiamo posto qualche domanda a don Claude Barthe, cappellano e, si può dire, principale artefice – certamente insieme a molti altri, come egli stesso tiene a sottolineare – di questo ritorno visibile della liturgia tradizionale al cuore e nel coro di San Pietro.
– Don Barthe, alla messa c’erano da due a tremila persone, un bel successo!
– Sì, ma con un rimpianto: moltissime persone volevano assistere e sono state fermate dalle barriere che impedivano ai turisti di accedere all’altare della Cattedra in San Pietro. È un vero peccato: queste persone sono rimaste sempre dietro le barriere. Si può veramente dire che c’era una folla immensa. E molti sacerdoti, evidentemente.
– Era la prima volta che si celebrava la liturgia tradizionale in San Pietro, dopo le innovazioni che hanno fatto seguito al Concilio Vaticano II?
– No, la prima volta è stata nella cappella del Ss.mo Sacramento; una seconda volta, l’anno scorso in maggio, il card, Brandmueller l’ha celebrata all’altare della Cattedra a conclusione del terzo convegno Summorum Pontificum. Questa volta, era il Prefetto del Culto Divino a celebrare. È molto importante, poiché si tratta del ministro della liturgia del Papa, ed è molto importante che, come avete visto, fosse presente in coro mons. Di Noia, vice-presidente della Commissione Ecclesia Dei, circondato da tutta la commissione.
– È, finalmente, un ritorno trionfale della messa tradizionale. Oggi, col senno di poi, possiamo dire che particolarmente la Francia è stata fautrice della conservazione di questa liturgia che alcuni credevano condannata all’estinzione?
– Sì, credo che lo sia stata. Ne siete particolarmente consapevoli voi di Présent, che è l’organo di Jean Madiran. Se c’è chi ha fatto qualcosa affinché questa messa fosse conservata nonostante l’apparente proibizione, sono stati senz’altro la Francia e i francesi come lui.
– Più dell’Italia?
– Certamente più dell’Italia. Che adesso, però, la segue. Ed altri ancora, come si è potuto constatare proprio in occasione di questa celebrazione. L’America era presente, molto numerosa, c’erano molti anglosassoni, specialmente durante la cerimonia, tra i seminaristi. Gli italiani erano molto numerosi, con molti giovani, e questa è una novità.
– È l’effetto “Motu Proprio”?
– Incontestabilmente. E, oggi, è un messaggio di speranza. Ciò che il cardinal Canizares ha detto ad Andrea Tornielli: È normale che io celebri questa messa, si può dire che sia una tappa. Si passa dalla “messa straordinaria” a una messa normale. Ma c’e ancora molta strada da fare, certamente!
– Ho visto, alla messa, tanti seminaristi molto giovani.
– Si, e anche tra il popolo, quelli che non hanno osato venire in coro: hanno assistito alla messa, provenendo dalle università romane o dai seminari italiani. Non vengono specificamente formati per la messa “straordinaria”, ma vi trovano un grande conforto spirituale, un senso del sacro, una teologia del sacrificio che non trovano altrove.
– Si conoscono le difficoltà che vi sono tuttora con la Fraternità San Pio X, che sostiene che se la messa è tornata, il concilio è rimasto. Ma sappiamo anche che Lex orandi, lex credendi. Come conciliare tutto ciò?
– Avete sentito la conclusione dell’omelia del cardinale. Ha utilizzato un argomento che gli è caro: anche il rito tradizionale è illuminato dal Concilio, dalla Sacrosanctum Concilium. Dunque, come dite, Lex orandi, lex credendi. Si è creduto a lungo che l’espressione del concilio – ed era vero! – fosse la nuova messa. Ma oggi si può dire che la messa tradizionale è anch’essa un modo di leggere il Concilio. E, direbbe Jean Madiran, di “filtrarlo”.
– Il fatto che il messaggio del Papa fosse firmato dal Card. Bertone gli attribuisce un peso particolare?
– È stato fatto quanto di meglio fosse possibile per messaggi di questo tipo: firma il cardinale e non un sostituto. E avrete notato che il messaggio era in francese. Il testo originale era in francese, e anche questo è un segno.
– Le sfumature che si notano con riferimento alla messa ordinaria vanno attribuite al Papa o al Cardinal Bertone?
– È impossibile dirlo.
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Intervista raccolta da Jeanne Smits e Olivier Figueras
Fonte: Présent, n° 7726 di Sabato 10 novembre 2012